Società

L'ipotesi

Dai like ai voti: “Chiara Ferragni in politica”. Perché non può farcela

La profezia del pubblicitario Francesco Taddeucci – vicino alla protagonista del pandoro-gate – non è altro che una boutade

Chiara Ferragni casa

Sono giorni particolarmente difficili per Chiara Ferragni. L’imprenditrice digitale amata dalla sinistra è finita nella bufera per il pandoro-gate, seguito dal caso delle uova. Carità per modo di dire, dati i ricchi cachet della moglie di Fedez e le cifre irrisorie finite in beneficenza. Le procure di Milano e di Cuneo hanno aperto due distinti fascicoli di indagine, è stato registrato un calo di follower, nonché il primo sponsor in fuga. Eppure c’è chi continua a sostenere incondizionatamente l’influencer, a partire dal noto pubblicitario Francesco Taddeucci, che non ha escluso un futuro in politica ricco di soddisfazioni per la trentaseienne.

Fondatore e direttore creativo dell’agenzia SuperHumans, Taddeucci ha curato il lancio della serie tv “Ferragnez” e si è detto certo che questa tempesta di guano non sarà la fine dell’influencer. Anzi. “Ci piaccia o meno lei e Fedez sono la vera famiglia reale italiana. Con i loro scandali e le loro grandezze. E se Fedez ha un’autentica vocazione all’impegno civile, lei ha in mano un patrimonio di consenso che le permetterebbe di entrare in politica: come Berlusconi, come Trump negli Stati Uniti”, le sue parole dal retrogusto agiografico a Repubblica. Ma l’esperto di comunicazione si è spinto oltre: la Ferragni non ha mai confidato di voler scendere in politica, ma a suo avviso “potrebbe arrivare alle massime cariche istituzionali”.

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Forse corteggiata dalla sinistra in passato, la Ferragni davvero riuscirebbe e raccogliere i consensi profetizzati da Taddeucci? Se non si tiene conto della complessità dell’esistenza, forse sì. Ma sono tanti i fattori da prendere in considerazione. L’equazione milioni di follower uguale milioni di voti è semplicemente una sciocchezza e non serve un manuale per capirlo. Altrimenti il mondo sarebbe dominato da influencer & Co.: alla Casa Bianca spazio a chi twerka su TikTok e così via. Il successo sui social network raramente si trasforma in successo su altri media. Basti pensare ai flop in tv o in radio di chi ha centinaia di migliaia di seguaci: mezzi di comunicazione diversi, guai a fare di tutta l’erba un fascio. I fattori in gioco sono tanti, ma uno in particolare: se i social sono mezzi bidirezionali (con l’interazione dei seguaci), tv e radio sono unidirezionali e cambiano le regole del gioco. Figurarsi il confronto con la politica, dove le componenti sono parecchie e particolarmente complesse. Per la politica non basta avere milioni di like, altrimenti non si terrebbero le elezioni e si andrebbe a conteggiare il numero di follower tra Instagram, Facebook e Twitter. Quindi meglio evitare avventure impervie, i problemi sono già parecchi…

Massimo Balsamo, 23 dicembre 2023

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