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Ddl Zan: la sinistra adotta pure Razzi

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Da Gramsci a Antonio Razzi il salto è stato breve. E dopo aver indossato le magliette di Che Guevara, pianto ai comizi di Berlinguer, lucidato la medaglietta dell’antifascismo e dell’antiberlusconismo, in men che non si dica ti ritrovi compagno di viaggio del più vituperato dei trasformisti e vicino di banco della nipotina del Duce.

L’Arca di Noè del perbenismo

Pur di approvare il ddl Zan sull’omotransfobia, la sinistra si è praticamente trasformata nell’Arca di Noè del perbenismo. Ha imbarcato artisti dalle ignote conoscenze giuridiche (leggi Fedez), attori col vizio della delazione (vedi Gassmann), cantanti impegnati, giornalisti progressisti, stilisti interessati, intellettuali (di che?) e chi più ne ha più ne metta. Tutto nella norma: tanto cosa costa pubblicare una foto con la mano tatuata? Nulla, e fa figo. Ma se poi al fianco di Monica Cirinnà ti ritrovi Razzi e Alessandra Mussolini, allora le cose si complicano.

Compagni del “voltagabbana”

Perché il passato non può mica essere cancellato con un tratto di pennarello arcobaleno. Su quella che un tempo era “meglio fascista che frocio” vabbè: la conversione sulla via del buonismo può capitare a tutti.  E poi ormai da tempo quel cognome non spaventa più neppure l’ultimo erede dei partigiani. Ma che la sinistra in questa battaglia si accompagni all’ex senatore dell’Italia dei Valori, traghettato in Forza Italia, simbolo del trasformismo, “campione di giravolte”, accusato di ogni nefandezza, dipinto dai suoi (ex) detrattori come indegno protagonista di una “compravendita di parlamentari”, beh: questo comincia ad essere sospetto.

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