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Di Maio è finito nella lavatrice

La verità, vi prego, sulla Whirlpool. Semplice. Luigi Di Maio avrebbe proprio bisogno di una lavatrice per darsi una ripulita – visto che una verginità è, ormai, impossibile – e ripresentarsi così fresco come una rosa di maggio o come una delle sue camice ben stirate al popolo delle stelle sempre più disamorato. È il suo sogno, anzi, il suo gioco delle tre carte con cui dice che è sempre colpa di qualcun altro: del Pd, di Monti, di Berlusconi, di Dio. Sennonché, il ministro dello Sviluppo e del Lavoro nella lavatrice c’è finito veramente e gira e rigira e gira e rigira non ci capisce più niente. Il suo predecessore alla guida del ministero, Carlo Calenda, gli dà ormai esplicitamente del bugiardo e ne chiede le dimissioni: “Bisogna andare fino in fondo, questo ministro mente continuamente. Si deve dimettere”.

È stato proprio Calenda nei giorni scorsi, in televisione da Myrta Merlino, a fare esplodere il vero “caso Whirlpool” che non consiste nella crisi dell’industria delle lavatrici ma nel fatto che proprio il ministro di Pomigliano d’Arco sapeva già tutto da aprile ma non ha detto nulla per non disturbare la sua campagna elettorale. Possibile? Beh, ora la prima mezza conferma giunge proprio dal ministro finito nella lavatrice: “Sapevo della crisi – ha detto a Radio Anch’io – ma non si è mai parlato di chiusura”. Ma Calenda non si accontenta e gli dà un’altra strizzatina tramite Twitter: “È una menzogna anche questa, una mezza menzogna perché Di Maio ha dato l’incarico a Invitalia di verificare una società segnalata da Whirlpool che la sostituisse nel sito di Napoli e di nuovo stiamo parlando di aprile”. Di Maio è ancora a mollo per il risciacquo.

Anche il governatore della Campania, Enzo De Luca, lo mette nella centrifuga: “Ho verificato che il ministro era già stato informato ad aprile dell’orientamento della Whirlpool. Ma per due mesi, perché c’erano le Europee, non si è fatto niente. La cosa che mi preoccupa di più è il ritardo con cui si apre un tavolo di discussione e di merito del progetto industriale di Whirlpool”. Il ministro, al di là dell’oblò, continua a girare senza ammorbidente. E oggi le tute blu che lavorano alla Whirlpool scioperano come tutti i metalmeccanici. Come a dire: non c’è solo il caso della Whirlpool perché in realtà è tutta la produzione industriale nazionale che è crollata.

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