Politica

Diciotti, come può esserci risarcimento se nessun migrante fu sequestrato?

L’ordinanza della Suprema Corte decreta il risarcimento per gli immigrati irregolari trattenuti sulla nave ad agosto 2018

Continua senza sosta lo scontro indiretto tra potere giudiziario ed esecutivo, ciò al netto dell’applicazione delle norme. Com’è noto una vicenda analoga (Open Arms), già finita in tribunale, e conclusasi con l’assoluzione dell’allora Ministro Salvini perché non sussisteva alcun presupposto per configurare i reati contestati, “rientra dalla porta di servizio” attraverso la pronuncia della Cassazione relativa al caso Diciotti.

La più alta Corte, infatti, ha condannato il Governo (dell’epoca ma ne risponde quello in carica) al risarcimento dei migranti, oltretutto irregolari, accettando il ricorso degli stessi ed adducendo quale motivazione chiave che il trattenimento sulla nave fu “atto lesivo che comportò la privazione della libertà per gli stessi”.

Delegittimare l’assoluzione del Ministro Salvini

A prescindere dalla eventuale configurazione del reato, che, a rigor di logica, avrebbe dovuto tener conto anche della recente sentenza di assoluzione per il Ministro Salvini (caso simile, Open Arms), ma non solo, è chiaro l’intento di continuare a colpire l’attuale esecutivo trovando anche il minimo e flebile appiglio al fine di “creare la configurazione di un reato a qualsiasi costo”.

Per un cittadino a digiuno di giurisprudenza l’assoluzione di Salvini, cui veniva contestato il reato di sequestro di persona, è in totale antitesi con la sentenza di oggi che “sotto mentite spoglie” riconfigura, de facto, lo stesso reato ma partendo da presupposti differenti perché… se non vi fu sequestro di persona, per una condotta simile, nel caso Open Arms, com’è possibile oggi la “privazione della libertà”?

L’articolo 605 del Codice di Procedura Penale stabilisce che il reato di sequestro di persona si configura nel momento in cui “chiunque priva taluno della libertà personale” ed “è punito con la reclusione da sei mesi ad otto anni”.

Pertanto, se, secondo la sentenza emessa dai Togati del Tribunale di Palermo, non vi fu sequestro di persona, di conseguenza, come cita l’art. 605, nessuno fu privato della libertà personale, come può sussistere una simile “contraddizione”, sebbene in due differenti casi?

Il trattenimento degli immigrati irregolari

È altrettanto noto, anche ai giudici della Cassazione, che gli immigrati irregolari, siano essi salvati in mare o colti sul fatto a varcare i confini illegalmente, una volta sul territorio italiano, vengano condotti nei centri d’identificazione in attesa di stabilire se abbiano diritto o meno a restare nel nostro Paese.

La domanda sorge spontanea, in attesa della citata identificazione ed accertamento dei requisiti richiesti per restare in Italia o essere rimpatriati… questi immigrati non vengono privati delle libertà? Esattamente come accaduto sia per il caso Diciotti che Open Arms?

Tenendo conto che, in entrambi i casi, sono state ottemperate le norme del salvataggio in mare e rispettato l’obbligo di prestare soccorso ai migranti tratti in salvo, quale differenza passa tra privare della libertà i migranti in un centro di identificazione o su una nave?

O sono tutti sequestri di persona e privazione delle libertà o nulla di tutto ciò; non dimentichiamo, inoltre, che, sia che avessero diritto o meno, questi migranti hanno, in ogni caso violato la legge.

Premier interdetta

La Presidente Meloni, a margine di tale pronunciamento ha espresso il suo punto di vista affermando, giustamente, anche attraverso i social, in un più ampio discorso su tale sentenza, che “In sostanza, per effetto di questa decisione, il governo dovrà risarcire – con i soldi dei cittadini onesti che pagano le tasse – persone che hanno tentato do entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato Italiano”.

Lo scontro tra i Poteri dello Stato è giunto ad un punto tale da pregiudicare ogni certezza; è proprio a fronte di questa sfiducia palpabile in gran parte dei cittadini (una certa politica che “indirizza la giustizia”, parte della magistratura che agisce secondo correnti ed incertezza della pena) che l’attuale governo preme affinché si porti a termine la Riforma della Giustizia, una riforma che restituisca al potere giudiziario indipendenza, rapidità e certezza nel far rispettare le leggi.

Questa annosa questione (anche affrontata di recente in un precedente articolo), è come una zavorra che blocca la crescita del nostro Paese, sia a livello culturale che sociale, ed anche economico, perché nessuno investirebbe in Italia avendo questa spada di Damocle sulla testa, deve essere risolta ad ogni costo; soprattutto per restituire agli italiani delle istituzioni i cui esponenti politici diano esempio di onestà di fatto ed intellettuale, ovvero ciò che una parte politica fa finta di non capire.

Antonino Papa, 9 marzo 2025

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