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Disastro aereo, cosa nascondono davvero gli ayatollah - Seconda parte

Anche ammesso che si sia trattato di un errore della contraerea, perché Teheran ha confessato le sue responsabilità dopo aver mentito per giorni? Ora che almeno formalmente sappiamo come è andata, perché non consegna le scatole nere alla Boeing per ascoltare le registrazioni degli ultimi minuti di volo? Perché dopo aver ammesso le sue responsabilità cancella il sito del disastro per non permettere a ispettori terzi di controllare e periziare i resti dell’aereo? Non è che per caso c’è ancora molto da scoprire su questa vicenda?

In uno dei miei articoli, quando ancora non c’erano ammissioni ma solo le voci di corridoio poi obtorto collo confermate dai responsabili, mi chiedevo se nella lista dei passeggeri, 82 iraniani, 63 canadesi, 11 ucraini, 10 svedesi, 4 afghani, 3 tedeschi e 3 britannici, o nei membri dell’equipaggio, ci fosse stato qualcuno che poteva essere “sensibile”, e per sensibile intendevo qualcuno che per quello che faceva o per quello che sapeva poteva essere un potenziale obbiettivo.

Visto che a Teheran si è mentito su tutto varrebbe la pena che qualcuno si prendesse la briga di scoprire quest’ultimo particolare perché, se così fosse, l’incidente non sarebbe un incidente e spiegherebbe la fretta del governo iraniano nell’andare a fare pulizia in quel luogo dove, per correttezza e sensibilità, non bisognava toccare nulla fino all’arrivo degli ispettori internazionali.

Michael Sfaradi, 11 gennaio 2020

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