Politiche green

Draghi sbaglia: i rigassificatori non vanno aumentati - Seconda parte

Il premier dovrebbe dire no ai pericolosi impianti di rigassificazione, ecco le soluzioni alternative

Sono economicamente dannosi perché liquefare il gas (cioè portarlo a oltre 160 gradi sotto zero) e mantenerlo tale, comporta un dispendio d’energia pari ad almeno un quarto dell’energia del gas: se il gas è il combustibile più caro che c’è, quello liquefatto è ancora più caro. Son inutili perché un impianto di rigassificazione, se alimentato quotidianamente (fatemelo ripetere: tutti i giorni!) da navi frigorifere cariche di gas liquefatto, movimenterebbe 4-5 miliardi di metri cubi l’anno, cioè nulla a fronte degli 80 miliardi di metri cubi l’anno che l’Italia purtroppo consuma. La pericolosità di questi impianti è inaccettabile se si vuol essere coerenti, visto che non vogliamo accettare quella degli impianti nucleari che sono mille volte più sicuri. Tanto per citare solo alcune delle esplosioni occorse in impianti di rigassificazione: nel 1944, a Cleveland (Usa) vi furono 133 morti e 14 mila evacuati; nel 1973, nella contea di Staten Island a New York, i morti furono 40, e nel 2004 furono 27 in Algeria e 15 in Belgio.

Infine, essi sono inopportuni per l’Italia, perché vanno nella direzione opposta a quella che si dovrebbe intraprendere, che è quella di limitare l’uso del gas per la produzione elettrica, a cui contribuisce per il 50%, che è il doppio dell’uso che fa il resto del mondo. Questo desiderio di correre verso i rigassificatori, in Italia – popolo di formiche governato da cicale – sarà forse dovuto alle leggi secondo cui anche se questi impianti non rigassificheranno alcuna molecola di metano, i loro proprietari verranno ripagati dei mancati guadagni col denaro dei contribuenti, prelevandolo direttamente con le bollette d’energia.

La ricetta – che non è una bacchetta magica, presidente Draghi – invece è:

1. riattivare, senza timidezze, tutti gli impianti a carbone esistenti;

2. ottenere dal Parlamento, ora, subito, il voto per il nulla osta a vincolare il Paese, in modo irreversibile, ad avviare l’iter per l’installazione di almeno 10 nuovi impianti tra nucleari e a carbone: i primi saranno allacciati alla rete fra 10 anni, ma se mai si comincia mai si finisce;

3. cancellare le sovvenzioni ad eolico e fotovoltaico, e usare quel danaro per implementare quanto votato dal Parlamento come detto al punto precedente. E, se si hanno gli attributi, andare in Europa a dire che le politiche di sviluppo dei Paesi non possono essere vincolate da una emergenza climatica che, primo, è inesistente e, secondo, ove mai esistesse, o la affronta tutto il mondo, nessuno escluso, o non la affronta nessuno. Ma bisogna avere gli attributi.

Franco Battaglia, 27 febbraio 2022

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