Politica

Due anni di indagini sul prof del tweet “nazista”. Ma sulla Di Cesare i giudici dormono

© STILLFX tramite Canva.com

Vorrei ricostruire quello che è successo ad un prof con un curriculum eccellente: basta un tweet a scatenare il suo nemico che, essendo padrone incontrastato dei mezzi di comunicazione, intende distruggergli la reputazione per sempre. Anche se la ricostruzione della vicenda è particolareggiata vi prego di seguirla nei diversi passaggi sino al suo esito conclusivo. Ne vale la pena, credetemi.

Il 2 dicembre 2019 in seguito a questo tweet su Hitler: “Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri, che oggi vi governano dominando il mondo”, è iniziata una campagna diffamatoria da parte dei mezzi di comunicazione: telegiornale di Mentana, trasmissione televisiva dedicata al caso da Formigli in Piazzapulita su La7, tutti i giornali o quasi, in particolare quelli del gruppo Gedi. Il pugile dove essere suonato per bene. Il Rettore Frati di Siena, dopo aver prima dichiarato che “il prof. Castrucci scrive a nome proprio” cambia idea – la campagna diffamatoria aveva avuto il suo effetto – e annuncia “gravi provvedimenti” a suo carico da parte dell’Ateneo (sospensione dal corso e dagli esami, allontanamento cautelativo dagli studenti ecc.), preliminari alla richiesta di licenziamento che dovrà prima essere esaminata dal Senato Accademico.

Presenta inoltre denuncia alla Procura di Siena per “istigazione all’odio razziale aggravato da negazionismo”. La Procura di Siena fa allora partire l’istruttoria per il processo penale. Il prof avverte subito il pericolo imminente del licenziamento, gioca d’anticipo e chiede il pensionamento immediato. Una decisione rivelatasi saggia perché poco dopo il Senato Accademico dell’Ateneo di Siena decide per la pena massima della destituzione dall’insegnamento ma, visto il pensionamento ormai in corso, riconosce di non avere i mezzi per applicarla, cosicché la pena resta solo simbolica. Come che sia, una università ha deciso il licenziamento di un prof per aver espresso una opinione con un tweet. Pensaci un momento dai, anche se quel tweet ti fa venire l’orticaria (e a me la fa venire), si può arrivare a tanto?

Torniamo ora alla vicenda penale. Il Gip di Siena nega la richiesta che gli era stata presentata dalla Procura e dichiara che non ci sono le condizioni per procedere penalmente, visto che nel tweet in questione è presente semmai solo un giudizio positivo su Hitler e mancano gli elementi per configurare l’istigazione. La Procura di Siena però non molla, fa ricorso al Tribunale del Riesame, il quale la settimana successiva respinge la tesi del Gip e conferma l’ipotesi accusatoria della Procura. Il legale avvocato del Foro della Spezia fa trasferire nel gennaio del 2020 per competenza, in ragione del luogo della residenza dell’indagato, la causa penale da Siena a La Spezia, dove prosegue l’istruttoria. L’istruttoria dura per tre anni con diverse fasi presso il Tribunale della Spezia e si conclude a primavera 2023, con sentenza di assoluzione con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Tiri a questo punto un sospiro di sollievo, ma dura poco perché nell’ottobre del 2023 la Procura della Repubblica, rappresentata da una pubblico ministero onoraria (!), si dichiara insoddisfatta dell’esito della vicenda e fa appello contro la sentenza assolutoria di primo grado.

L’appello si dovrà svolgere presso la Corte d’Appello di Genova, competente per territorio. Il 12 marzo 2024 la Corte d’Appello di Genova, formata da un collegio di tre giudici togati, conferma la sentenza di primo grado ribadendo l’assoluzione con formula piena “perché il fatto contestato non sussiste”. Ci sono voluti circa quattro anni per chiudere questa vicenda. Trascuriamo gli effetti psicologici (confesso che al suo posto probabilmente sarei morto di infarto o forse avrei richiesto il suicidio assistito in Svizzera) e pure quelli monetari, che per noi liguri hanno sempre una importanza non secondaria e domandiamoci una cosa: perché tutto è iniziato? Semplicemente perché il malcapitato è stato massacrato da tutti gli organi di informazione schierati a sinistra, mentre a destra se ne sono ampiamente fottuti.

Ora solo due parole su una recente vicenda. Una prof ben nota e protetta da giornaloni e televisioni fa un tweet che potrebbe essere interpretato quasi come una apologia degli assassini di Moro. L’ Università prende le distanze, ma la cosa a quanto pare finisce lì, i giornali la intervistano e i programmi televisivi quasi la giustificano. Bisogna aprire il dibattito. Non risulta che la prof sia indagata per apologia di reato, né che l’Università abbia preso provvedimenti nei suoi confronti. Beninteso, sono ben felice che sia finita così per lei, che ai tempi di Castrucci con un tweet aveva chiesto il suo allontanamento dall’Università. Le opinioni finché restano opinioni dovrebbero essere libere. Per parte mia trovo odiosi i reati di opinione.

Ma trovo ancora più odioso che ci siano alcune opinioni che sono reati e altre no, che insomma la libertà di espressione dipenda dal fatto che sei di sinistra e allora puoi dire quello che vuoi o sei di destra e allora la persecuzione è assicurata. Unica consolazione, alla fine per il prof è stata fatta giustizia, ma è una magra consolazione, costretto alla pensione anticipata, all’esposizione per anni all’odio ideologico e col portafoglio saccheggiato.

Paolo Becchi, 17 marzo 2024

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