Truci coi miti, tolleranti coi delinquenti. La morale elastica italica si esalta in tempo di pandemia. Da una parte le divise, nazionali o municipali, che non sempre, comunque troppo spesso, si sentono investite oltre la logica del ruolo di gendarmi, diventano sceriffi, se esci per avventurarti in farmacia ti fermano, ti identificano anche se ti conoscono benissimo perché nei quartieri e nei borghi tutti sanno tutto di tutti e infatti te lo dicono, tra il preoccupato e il minaccioso: ah, ma noi sappiamo chi sei. E allora, siccome sanno chi sei, gli spieghi, con pazienza incazzata, che questo e quel tribunale, che la Cassazione, che la giurisprudenza, che la Corte europea dei diritti dell’uomo, che il buon senso, che la dottrina politica escludono certi obblighi da stato di polizia.
Altro sconto di pena per Kabobo
Ma non tutti hanno la fortuna o il peso di restare informati, come nel notiziario del traffico, molti sbigottiscono e basta: sono cittadini qualsiasi, sfibrati dal terrorismo sanitario, dagli sbirri sceriffi che però negli assembramenti di ragazzotti non mettono becco, nei centri sociali balordi non osano entrare, la legge come sempre per qualcuno più uguale, la dura lex che si arresta sulla soglia di un’osteria cospirazionista o semplicemente un locale che ha le amicizie giuste, di paese o di quartiere. Dall’altra parte, la strana ma dilagante indulgenza per i mattoidi, i violenti, i farabutti, meglio se esotici. Citofonare Kabobo, il ghanese che sentiva le voci e ne ammazzò tre a picconate a Milano, scelti a caso, nel 2013: allora furono in tanti a dire, tanto lo liberano presto, e infatti i 42 anni di galera originari per 3 omicidi e altri 4 tentati, già limati a 28 per i meccanismi processuali, vanno ulteriormente evaporando: in arrivo altri sconti di pena, e l’avvocato di una delle vittime ha calcolato, realisticamente, che alla fine la condanna scemerà a undici, dodici anni, otto dei quali già scontati. Il che significa che fra qualche semestre la risorsa, unica vera vittima secondo la vulgata progressista, potrà girare di nuovo con un piccone nuovo di zecca. Troia lex sed lex.
Lunga lista di reati delle “risorse”
Simile è il caso del somalo trentatreenne che a Roma ha accoltellato un povero cristo, lo prendono, lo condanno per direttissima e subito lo rimandano libero ad onta dei precedenti penali. La magistratura moralista, che pretende di uscire dal codice e riscrivere le regole sociali, come succedeva negli anni Settanta, dei pretori d’assalto, dei giudici militanti, e come succede ancora oggi a leggere certe incredibili intercettazioni nel pasticciaccio brutto di Palamara. Sempre a Roma, un nordafricano con machete d’ordinanza distrugge 33 auto parcheggiate: nessuna conseguenza per lui. A Treviso un marocchino trentenne, sbandato, senza fissa dimora, strafatto, ovviamente con precedenti, naturalmente armato di temperino, prima aggredisce i passanti, poi, per non sbagliare, i carabinieri: il giudice di turno neanche lo spedisce in carcere, dopo una notte in camera di sicurezza lo rimanda fuori, libero e bello, con una carezza. A Trieste uno slovacco di 37 anni molesta gente a caso, poi si scaglia contro gli agenti, chiamati da cittadini impauriti: denunciato a piede libero per resistenza, oltraggio, minacce, molestie e la pena non la sconterà mai. Pochi mesi fa ancora a Roma un transessuale ubriaco, ma erculeo, si scaglia su malcapitati brandendo una sbarra di ferro: solito buffetto, denuncia a piede libero per inezie quali aggressione e porto di oggetti atti a offendere.
All‘Hotel House di Porto Recanati, uno di quegli inferni in terra che nessuno riuscirà mai a sradicare, fatti di sangue quotidiani e ossa di morti seppellite fra gli sterpi, hanno appena scoperto 236 false partite Iva: servivano ad ottenere i permessi di soggiorno, oltre che per lo spaccio ed altri traffici criminali. Trenta chilometri più su, ai Tre Archi di Lido di Fermo, che è più o meno la stessa cosa, si agitano una ventina di etnie con l’80% di pregiudicati. Omicidi e violenze non si contano, durano da trent’anni e si parla di alcune crack house sorvegliate da guardie armate con cani feroci.
Occupazioni, magistratura e Vaticano
Capitolo collegato, quello delle occupazioni abusive, mostrate a più riprese dai talk show d’inchiesta. Immigrati risorsisti che penetrano, cambiano la serratura e se il proprietario osa farsi vedere lo pestano, nella comprensione del cosiddetto Stato di diritto.