Economia e Logistica

Arredo e design reggono alla crisi. E a Milano è invasione per il Salone del Mobile

Gli Usa principale mercato di sbocco per l’export, sale l’incubo dazi

Salone Mobile

Le imprese italiane attive nel settore del mobile resistono bene alla crisi globale dei consumi e chiudono lo scorso anno con un ricavi in flessione dell’1,2% a prezzi correnti. Il dato per quanto non esaltante considerando anche l’inflazione va confrontato con il -3,4% subito per esempio dal manifatturiero.

Il mercato nazionale ha contenuto i danni (-0,8%) grazie sia al supporto degli incentivi fiscali rimasti a supporto delle ristrutturazioni edilizie, con un tetto di spesa di 5 mila euro per mobili e grandi elettrodomestici sia alla mai sopita passione degli italiani per le case di proprietà.

Quanto all’estero le vendite sono calate del 2,6% a prezzi correnti, ma si è salvato grazie alla buona tenuta degli Stati Uniti (+1,2%). Proprio gli Usa sono il secondo sbocco commerciale per l’arredo e l’illuminazione made in Italy, alle spalle della Francia e davanti la Germania, dove la contrazione è stata particolarmente significativa (-7,9%).

Una leadership, quella del mercato americano, che preoccupa non poco considerando i maxi-dazi posti ora dall’amministrazione Trump. Quanto sempre al mondo dell’arredo ottimi comunque anche i risultati riscontrati in termini di vendite verso i mercati medio-orientali: Emirati Arabi Uniti (+23,4%) e Arabia Saudita (+18,5%) rientrano stabilmente nei primi 15 paesi di destinazione dei mobili Made in Italy.

A fare da traino sui mercati internazionali è soprattutto la fascia alta della gamma produttiva dove le imprese italiane sono molto competitive, con una quota di mercato sull’export mondiale di prodotti a prezzi elevati che, nel caso del mobile, è prossimo al 10% (a fronte di una quota del 4,7% sui prodotti di fascia medio-bassa).

L’analisi è stata realizzata dal Research Department di Intesa Sanpaolo in occasione del Salone del Mobile che apre oggi a Milano e insieme al suo Fuori Salone sta riempiendo il capoluogo lombardo di presenze straniere per la Design week, facendone impazzire il traffico e facendo segnare il tutto esaurito ad alberghi, airbnb e ristoranti.

A rendere possibile il forte export del settore siano le filiere del Made in Italy. Comparti caratterizzati da una produzione altamente concentrata in aree ad elevata specializzazione, dove si tramandano know-how e competenze artigianali, coniugate con l’elevato livello estetico delle produzioni di design.

Il design rappresenta infatti una competenza chiave per il Made in Italy, a servizio di un ampio spettro di attività. Oltre agli elevati investimenti interni alle imprese, l’Italia, infatti, è il primo Paese europeo per le attività di design specializzato: 6,3 miliardi di euro di fatturato (il 16,4% del totale dell’Unione europea a 27), con poco meno di 70mila addetti, quasi il 20% del totale europeo (segue la Francia con 55mila addetti e la Germania con 53mila).

Ma come andrà l’anno in corso?  Le prospettive – si legge nel report degli specialisti di Ca’ de Sass – sono di “cauto ottimismo”, soprattutto per quanto riguarda la ripresa dell’eurozona. Perchè se da un lato lo spegnersi dell’inflazione e il taglio dei tassi di interesse dovrebbero favorire i consumi, dall’altro destabilizza la guerra commerciale di Trump.

Dove le stime basate sull’elasticità al prezzo delle importazioni americane evidenziano, a fronte di un dazio del 20%, un rischio di riduzione delle esportazioni italiane di legno-arredo tra l’1,5% dei mobili per ufficio ed il -2,8% dei mobili imbottiti.

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Va però detto che l’offerta italiana, con i suoi prodotti di design e alta qualità, si colloca nella fascia alta di mercato e quindi potrebbe resistere un po’ meglio. Così come proseguirà la penetrazione di nuovi mercati come l’India.

“Nonostante un quadro commerciale meno prevedibile, i mercati internazionali continueranno, infatti, a svolgere un ruolo chiave per la crescita dell’industria italiana dell’arredamento. La propensione all’export del settore del mobile si confermerà infatti elevata, collocandosi attorno al 45% nell’orizzonte del 2025, per un valore delle esportazioni che potrà raggiungere i 11,7 miliardi di euro (sostanzialmente in linea con il 2024). Si manterrà ampiamente positivo anche il saldo commerciale, che nel 2025 si attesterà a 8,6 miliardi, in forte crescita sul 2019 (+ 744 milioni euro)”, riassume Stefania Trenti, responsabile Industry & Local Economies Research Intesa Sanpaolo.

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