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Comunicazione, fiducia, competenza – In uscita il nuovo numero di Wall Street Italia

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Quand’è che vi sentite confidenti nell’affrontare una discussione, nello svolgere un’attività, di qualunque natura essa sia e a qualsiasi settore appartenga? Quand’è che vi sentite sicuri di ciò che dite tanto da essere pronti a battere i pugni sul tavolo per far sentire le vostre ragioni? Lo fate quando vi sentite competenti.

La competenza rappresenta l’elemento distintivo in ogni settore professionale tanto che ci siamo abituati a delegarla a professionisti specializzati nel momento in cui ci confrontiamo con argomentazioni che non possiamo far nostre.

Ci fidiamo di un avvocato, di un commercialista, di un medico. Eppure, nonostante tutto questo, nonostante sia naturale per noi delegare a chi ne sa di più, questo non lo facciamo per ciò che attiene i risparmi, anzi, per ciò che attiene i nostri investimenti. Così oggi assistiamo (ormai da
mesi) a un fenomeno nuovo.

Chi ha denaro lo lascia in liquidità da un lato, pur sapendo di non ricevere alcuna remunerazione, ma prova a puntare su asset rischiosissimi dall’altro, per cercare di ottenere del fieno in più con cui alimentare il fondo di liquidità. Sappiamo tutti che è sbagliato. Lo sanno probabilmente anche coloro che agiscono con questa modalità.

Ma qualcuno si sta chiedendo perché? Perché c’è tanta distanza tra quello che “si consiglia” e ciò che i “consigliati” fanno? Tra l’industria del risparmio e i risparmiatori italiani? Del costo della liquidità ha parlato persino il Presidente della Repubblica.

Manca solo il Papa, a meno che non l’abbia fatto anche lui e mi sia sfuggito. Sta di fatto che, nonostante tutte le spiegazioni e raccomandazioni che ricevono, gli italiani continuano ad accantonare in conto corrente.

I motivi possono essere:

1) Non capiscono;

2) Non ascoltano ciò che viene consigliato loro di fare;

3) Si comportano esattamente all’opposto di ciò che viene comunicato loro;

4) Non si fidano.

In tutti i casi il problema di comunicazione tra i due mondi appare tanto evidente che sembra ancor più grave il fatto che nessuno stia facendo nulla per ricreare fiducia e riprendere un dialogo che sembra interrotto da tempo.

Un esempio?
Il mese dell’educazione finanziaria. È un’iniziativa lodevole ma che in soldoni si traduce in vetrine, eventi e dichiarazioni d’intenti che una volta spenti i fari del momento topico, tornano nel cassetto di pochi per essere poi ripresi l’anno successivo. Dove sono le strategie di lungo periodo, i programmi scolastici e le attività che continuativamente coinvolgano, pian piano, quanti più cittadini e giovani è possibile? Forse il tempo è già scaduto. Forse no.

Ma bisogna cambiare passo e farlo presto. Davvero.

 

 

 

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