Non solo Il Padreterno è liberale, come ha spiegato Nicola Porro nel suo libro qualche anno fa, ma lo è anche Warren Buffett. L’uomo che oltre a essere soprannominato l’Oracolo di Omaha può anche essere considerato, visto un fiuto per gli affari quasi divino, il padre putativo di tutti gli investitori che hanno maggiore successo in Borsa.
Buffett ha detto chiaro a tondo che i dazi non sono un’arma nè devono diventarlo. E’ un chiaro avvertimento per il presidente Donald Trump, quello pronunciato dal sesto uomo più ricco al mondo che ha rimarcato come il commercio mondiale rischi così di trasformarsi in un atto di guerra.
Le parole dell’Oracolo di Omaha diventano inoltre anche un lascito morale e strategico all’inquilino dello Studio Ovale, seppur non richiesto. Il miliardario americano ha infatti deciso di affidare il suo pensiero al discorso di addio alla guida della Berkshire Hathaway. Un colosso finanziario che vale oltre 1.000 miliardi di dollari, che investe diversificando nei più svariati settori e che ha in cassaforte più di 300 miliardi di liquidità. Non proprio bruscolini.
E’ inutile raccontare fandonie i dazi sono una tassa sulle merci, sabbia nei meccanismi del libero scambio e non, come invece afferma Washington, un modo per aumentare le entrate senza creare troppi problemi all’economia. Insomma, ha sottolineato con sarcasmo, “la Fatina dei denti non lascia la mancia sotto il cuscino”.
Buffett ha quindi invitato la Casa Bianca a non smettere mai di commerciare con il resto del mondo e il Paese a proseguire sulla strada tracciata in passato: quella del libero scambio e dell’Occidente concepito insieme con gli alleati. E conviene dargli ascolto visto che il guru della Borsa, nei suoi 94 anni di vita, molto di rado ha preso una cantonata.
A dimostrarlo sono da un lato la stessa battuta d’arresto subita sorpresa dal Pil degli Stati Uniti nel primo trimestre e dall’altro la corsa senza fine dell’oro. Nella smania collettiva di stringere con le proprie mani il bene rifugio per eccellenza, mentre in Borsa imperversano incertezza e volatilità, entrambe misurate dall’indiceVix. Peraltro già lo scorso agosto Warren ha dato una lezione al parco buoi.
Buffett, pur senza mai citare Trump, ha ammonito come sia del tutto sbagliato pensare che prosperità e successo economico rappresentino un gioco a somma zero, quindi Stati Uniti e alleati possono prosperare insieme. Non solo, per gli Stati Uniti, ha detto l’Oracolo di Omaha, può essere “pericoloso” offendere, umiliare gli altri Stati. Rivendicare per sè una posizione di superiorità.
Buffett, alla fine di quest’anno passerà le leve del comando al delfino Greg Abel, candidato alla direzione generale della Berkshire Hathaway. Ma la direzione resterà quella di Warren, che ha già detto di voler donare la quasi totalità del proprio patrimonio a un ente benefico gestito dai figli.
Vale la pena concludere ricordando che, malgrado il crollo delle Borse, nel primo trimestre Buffett ha segnato 9,6 miliardi di profitti. Il dato è in calo del 14%. Più chiaro di così.