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Così i Fondi Pensione diventano i campioni del clima

Schroders ©Nicola - stock.adobe.com

Non più gregari ma fuoriclasse della grande corsa mondiale verso la decarbonizzazione: è la sfida che attende i fondi pensione che, come i campioni del ciclismo, hanno nelle loro “gambe” tutto il necessario per tagliare vittoriosi il traguardo green. Visto che possono contare su ingenti risorse e un lungo orizzonte temporale di investimento. Insomma, i risparmiatori italiani, anche quando pensano a costruirsi una pensione di scorta per integrare l’assegno dell’Inps, possono dare una mano all’ambiente.

 

Un approccio ponderato alla transizione

Perché tutto questo accada è però necessario un cambio di mentalità. I fondi pensione – spiega Jenny Mill, Climate Change Strategist del colosso del risparmio britannico Schroders – dovranno sia saper stimare l’impatto del cambiamento climatico in corso sui loro portafogli sia valutare le scelte prese dal punto di vista dell’impronta di carbonio. Serve insomma, prosegue l’esperta, un “approccio ponderato alla transizione” così da “identificare i rischi” e “capitalizzare le opportunità” del green new deal in atto.

 

Aumenta il pressing green su scala globale

In ogni caso stiamo attraversando una fase cruciale dal punto di vista della lotta climatica, con un sempre maggior numero di investitori istituzionali pronti a scendere in campo. In particolare, come si evince da un’indagine curata dalla stessa Schroders, non solo già oggi un istituzionale su due è determinato a raggiungere il traguardo delle emissioni nette zero, ma la gran parte di questi (il 39%) vuole farlo entro il 2050. La tendenza ad accelerare appare quindi netta, sebbene meno di un terzo del campione (29%) abbia al momento implementato una strategia davvero chiara. Ulteriore spinta verso la transizione è in ogni caso assicurata dalle istanze espresse dalla base dei sottoscrittori-beneficiari dei fondi pensione e dal contesto normativo che si va affermando a livello globale.

 

L’approccio attivo aiuta l’ambiente

Se un investitore vuole decarbonizzare il proprio portafoglio in tempi brevi, l’opzione più semplice potrebbe apparire l’esclusione di tutti i settori o delle società ad alta emissione e procedere a una rapida dismissione. Questa scelta però non crea alcun beneficio di sistema. Al contrario, prosegue Jenny Mill, un approccio attivo è in grado di incidere con maggiore efficacia sull’economia reale, perché può spingere le aziende a tagliare le emissioni e a dimostrare i progressi compiuti. Non solo, a trarre grande vantaggio saranno anche i sottoscrittori, assicura l’esperta del big inglese che per primo ha posto la sostenibilità al centro della propria strategia di crescita. Questo avviene perché, mantenendo in portafoglio le azioni e i bond, i fondi pensione potranno incassare il valore inespresso che si libererà in itinere, cioè man mano che le aziende ridurranno la propria impronta carbonica avvicinandosi all’obiettivo di azzerare le emissioni nette.

 

Vince il gioco di squadra

I fondi pensione dovranno, inoltre, valutare se i loro portafogli stanno capitalizzando al meglio le opportunità associate alle energie rinnovabili. Durante la fase di transizione, tenderanno ad aumentare l’allocazione a tali opportunità seguendo lo sviluppo delle tecnologie in grado di soddisfare la crescente domanda di energie green. Insomma, riprendendo la nostra iniziale similitudine ciclistica, il percorso da coprire per giungere primi al traguardo richiede diverse capacità. Ecco perché, conclude la Climate Change Strategist di Schroders, sarebbe opportuno che i fondi pensione facessero maggiore gioco di squadra con i loro consulenti e gestori per comprendere e pianificare l’utilizzo di queste leve nei loro portafogli. Così da spingere tutti insieme sui pedali della transizione e vincere la gara per il clima.

 

Schroders

 

 

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