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Schroders: Borse in panico? Nervi saldi e ottica di lungo periodo

Fonte: Schroders

Fuggire dal pericolo rientra nella natura dell’uomo. La ritirata però, nella vita come in Borsa, non dovrebbe mai essere scomposta, pena il rischio di subire più danni che se si fosse rimasti immobili. A dirlo sono i numeri: i maxi-dazi, imposti da Trump e poi sospesi fino all’8 luglio per lasciare spazio ai negoziati, hanno scatenato l’Orso sui mercati mondiali, con profondi crolli giornalieri scavati dal panic selling. Un film già visto, spiega Duncan Lamont, Head of Strategic Research del gruppo finanziario Schroders, che evidenzia l’importanza di mantenere la calma nei periodi di forte stress sui mercati e di conservare un’ottica di lungo periodo. Quello che cambia infatti è l’innesco, il motivo della crisi in Borsa, non la percentuale dei ribassi. La realtà è semplice, spiega Duncan: “L’azionario ha un enorme potere di crescita nel lungo periodo, ma il prezzo da pagare nel breve sono volatilità e rischio di ribassi”.

 

Barra a dritta sulla rotta di lungo periodo

Vediamo che cosa ci insegna la storia. L’indice MSCI World, che riassume in sé i listini mondiali, ha registrato perdite del 10% addirittura in trenta degli ultimi 53 anni; solo nell’ultimo decennio è avvenuto nel 2015, 2016, 2018, 2020, 2022 e nel 2023. Crolli del 20% si sono invece verificati in tredici degli ultimi 52 anni, spiega Schroders: in media una volta ogni quattro anni, ma se dovesse accadere quest’anno, sarebbero quattro volte negli ultimi otto anni. Si potrebbe dedurre che la Borsa sia recidiva nei suoi errori, che investire non sia un poi un grande affare. Invece non è così, perché nonostante questi periodici scossoni, negli ultimi 53 anni il mercato azionario ha regalato nel complesso elevati rendimenti medi annui. Piuttosto è invece chi abbandona tutti i propri risparmi inutilizzati sul conto corrente che subisce il danno dell’inflazione.

 

Tenere a bada l’emotività

Nelle fasi di terremoto in Borsa e quando l’indice della paura Vix (che misura la volatilità dei listini) si impenna, è quindi fondamentale tenere a bada l’emotività, rimarca Schroders invitando a leggere in modo razionale i dati. Per esempio, considerando l’ultimo secolo di Wall Street, chiunque avesse investito sull’indice azionario statunitense per un solo mese avrebbe battuto l’inflazione sei volte su dieci. Più o meno quello che accade alla liquidità. Ma sarebbe bastato allungare l’orizzonte per cambiare di molto il risultato: su una base di 12 mesi, la Borsa vince nel 70% dei casi, che diventano l’80% se si ragiona a cinque anni e quasi il 90% a dieci anni. Insomma, per trarre i maggiori benefici, bisogna investire sul lungo periodo.

 

Il cash perde contro l’inflazione

L’ultima volta che i contanti hanno battuto l’inflazione in un periodo di cinque anni è stato dal febbraio 2006 al febbraio 2011. Così come i dati dimostrano che, quando la colonnina della paura fa esplodere il termometro del Vix, chi batte in ritirata vendendo tutto per passare alla liquidità, difficilmente fa un grande affare. Ecco una simulazione basata sull’S&P 500.

 

Fonte Schroders
Nota al grafico
I risultati passati non sono indicativi di quelli futuri e potrebbero non ripetersi. Nota: i livelli superiori a 33,0 rappresentano il 5% superiore dell’esperienza per il VIX. Il portafoglio viene ribilanciato quotidianamente in base al livello del VIX alla chiusura precedente. L’indice azionario è l’S&P 500, la liquidità è a 30 giorni. Dati al 4 aprile 2025. Le cifre non tengono conto dei costi, compresi i costi di transazione. Fonte: CBOE, LSEG Datastream, Schroders

 

Cosa fare con l’Orso

Che ci si imbatta nell’Orso in un bosco in montagna o in Borsa non si dovrebbe quindi lasciarsi prendere dal panico e fuggire in modo disordinato. Naturalmente quando si parla di investimenti è sbagliato guardare nello specchietto retrovisore, “ma la storia suggerisce che gli investitori avrebbero perso molto se avessero reagito al rischio con decisioni impulsive nella foga del momento”, sottolinea l’esperto di Schroders. Anche perché proprio le fasi di crisi come quella attuale possono offrire un’occasione per investire. A patto di impostare il portafoglio con un consulente di fiducia, assumendo rischi allineati alle proprie esigenze, e di affidarsi a strumenti come i fondi, che permettono un ampio grado di diversificazione, magari con un piano di accumulo, che ha il vantaggio di eliminare la componente stagionale sui mercati e di ridurre il rischio legato a una tempistica errata. Perché, se i negoziati in corso sui dazi tra gli Stati Uniti e i suoi grandi partner commerciali evolveranno in modo positivo, le Borse potrebbero rapidamente riprendersi.

 

 

fonte: Schroders

 

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