EconomiaRisparmi e investimenti

Italia: “sprofondo debito”. Salvati dai risparmi?

Il Paese ha bisogno di crescere ma per investire occorrono risorse

Cambiano i numeri del debito pubblico, purtroppo in peggio. L’aggiornamento è riportato nel report di Maurizio Mazziero massimo conoscitore, tra gli analisti finanziari di tutto ciò che riguarda i conti pubblici (trovate tutto scaricabile liberamente dal sito Mazziero Research). Così è proprio Mazziero a darmi spunti interessanti per sottolineare ciò che accade al nostro debito.
102 miliardi di Debiti in più in sette mesi…
Partendo dai 2.757 miliardi di gennaio, ogni mese successivo sino a luglio ha segnato un nuovo record, arrivando a 2.859 miliardi con un incremento di 102 miliardi negli stessi mesi.  Nella Nota di aggiornamento al DEF (NaDEF), il Governo stima un debito a fine 2023 a 2.874 miliardi, con un aumento di 116 miliardi rispetto a fine 2022. In termini assoluti il debito continuerà a crescere con una dinamica accentuata che ci porterà, secondo le stime del Governo riportate nella NaDEF, a sfiorare i 3.000 miliardi il prossimo anno, per poi superare stabilmente questa soglia dal 2025. Per finanziare un debito pubblico sempre più crescente non resta altro che emettere sempre più titoli di Stato che vanno ad aumentare il circolante. La maggior parte di queste emissioni sono a tasso fisso (72,1%) e comportano una crescente condizione del debito italiano.
…E poi le CACs…
Non sono una parolaccia ma potrebbero tirarne fuori tante. Da gennaio 2013, tutte le emissioni con durata superiore a 1 anno sono soggette alle clausole di azione collettiva (CACs)che consentono in caso di difficoltà del Paese emittente di modificare rendimenti e rimborsi dopo la votazione di un’assemblea composta da tutti gli obbligazionisti.
La quantità di titoli di Stato circolanti soggetti a CACs sono pari all’81%, mentre quelli non soggetti a queste clausole in quanto emessi prima del 2013 o di durata inferiore all’anno (BOT) sono pari al 19%. Questa ripartizione favorisce grandemente l’emittente in caso di ristrutturazione del debito (modo elegante per definire un default parziale) e penalizza gli investitori, in particolare i privati che subiscono passivamente l’attivazione delle clausole.
…E le agenzie di rating
Sinora non vi sono stati cambiamenti nelle valutazioni del rating italiano. Tuttavia, negli ultimi tempi la situazione economica è sensibilmente cambiata, con un rallentamento della crescita e un peggioramento dei conti pubblici, quindi vi potrebbero essere delle modifiche nelle valutazioni con un peggioramento dell’outlook.
Vediamo di seguito cosa potrebbe accadere:
  1. Moody’s aveva già ipotizzato un abbassamento del rating; avendo già un outlook negativo non può far altro che portare la valutazione da Baa3 a Ba1 che corrisponde a un bond non investment grade (speculativo o in gergo “spazzatura”). Non vi sarebbero conseguenze rilevanti fintantoché almeno un’altra agenzia dovesse scendere a questo livello.
  1. Fitch e Standard&Poor’s valutano l’Italia BBB con outlook stabile, è possibile una revisione in negativo dell’outlook senza variazione del livello del rating. Anche in questo caso, salvo particolari tensioni sui mercati, gli effetti sarebbero limitati.
  1. DBRS e Scope hanno la valutazione più benevola nei confronti dell’Italia a BBB+ con outlook stabile, è possibile una revisione in negativo dell’outlook comunque senza apprezzabili conseguenze.
Insomma i numeri non lasciano presagire nulla di bello. Il Paese ha bisogno di crescere, ma per crescere ci vogliono investimenti e per investire ci vogliono risorse finanziarie. Dove andarle a prendere? Basterebbe far crescere invece che depauperare il risparmio degli italiani. Con la giusta attenzione e remunerazione, credo che ciascuno di noi sarebbe disposto a donare una parte dei rendimenti maturati, avendo in quel modo garantito il proprio capitale. Ed invece c’è il rischio opposto, perdere il capitale senza salvaguardare il debito…Mah.
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