La Ferrari mette la spina e stacca un super-premio ai dipendenti dopo aver chiuso il 2024 con un pieno di profitti. In barba alle difficoltà attraversate dai big del lusso, lo scorso anno le rosse di Maranello hanno messo a segno un balzo dei ricavi dell’11,8% a 6,67 miliardi a fronte di 1,52 miliardi di utili. Ferrari ha consegnato 13.752 vetture in tutto il mondo (89 unità in più del 2023).
Numeri che hanno permesso al Cavallino Rampante di raggiungere in anticipo gli obiettivi posti nel piano industriale. Un traguardo che il gruppo festeggia distribuendo ai propri 5mila dipendenti un premio di produzione fino a 14.400 euro.
Già lo scorso anno erano stati 13.500 euro. Niente male in un Paese dove si faticano a rinnovare molti contratti di categoria. Per non parlare della distanza siderale tra gli addetti della Ferrari e i colleghi italiani del gruppo Stellantis in cassa integrazione per la crisi degli impianti dopo le scelte dell’ex amministratore delegato Carlos Tavares.
“Puntiamo alla qualità dei ricavi più che ai volumi. Credo sia questa la miglior spiegazione degli straordinari risultati finanziari nel 2024, trainati da un forte mix prodotto e da una crescente domanda di personalizzazioni. Su queste solide basi, ci aspettiamo una robusta crescita anche nel 2025, che ci permetterà di raggiungere la fascia alta della maggior parte dei nostri target di profittabilità per il 2026 con un anno di anticipo”, ha detto l’amministratore delegato Benedetto Vigna dando appuntamento al Capital market day in agenda il 9 ottobre prossimo.
In quell’occasione è attesa anche la prima Ferrari 100% elettrica, che rientra nei sei nuovi modelli che dovrebbero essere presentati quest’anno. A Maranello precisano però di vedere il varo della Ferrari con la spina non come una “transizione” verso l’elettrico ma come una “addizione”.
Ferrari non lascia quindi qualcosa per sostituirla con un’altra, ma affianca l’elettrico alle termiche e alle ibride. Maranello come potrebbe infatti rinunciare al rombo e allo scatto dei suoi storici V12. E la sensazione è che compia questo passo, strizzando l’occhio all’evoluzione del mercato della Cina, dove proprio le auto elettriche hanno un successo crescente. Pechino rappresenta in ogni caso meno del 10% dei volumi complessivi.
Insomma alla Ferrari non pensano di riempire di vetture elettriche i benestanti europei o ai califfi arabi e di vederli poi fare la fila alla colonnina di ricarica in attesa del loro turno, come invece vorrebbero i talebani del green. Con l’esito di ridurre in macerie l’industria europea delle quattro ruote, mentre gli italiani continuano a comperare vetture a benzina e diesel.
Non per nulla appena tornato alla Casa Bianca Donald Trump ha sconfessato il green deal. Restando a Washington, Ferrari non sembra più di tanto temere i dazi prospettati dal tycoon. Perchè Maranello è forte del proprio marchio e di un posizionamento nel mercato del super-lusso. Quello che meno risente delle crisi, grazie alla forza finanziaria dei suoi clienti; è la stessa cosa che avviene nel private banking o nella alta moda.
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“I risultati dello scorso anno riflettono un grande lavoro di squadra in tutte le anime della società, fondamentale anche per una stagione sportiva molto competitiva. La volontà di progresso, che ci caratterizza da sempre, ha portato a un’innovazione nelle infrastrutture – con l’inaugurazione dell’e-building – e nei prodotti, evidenziata al meglio dalla nuova supercar, la Ferrari F80. Inoltre, abbiamo puntato all’innovazione nella ricerca e svuiluppo con il nuovo E-Cells Lab, che rafforzerà ulteriormente le nostre conoscenze elettrochimiche per prepararci al futuro”, ha aggiunto Vigna.
Alle monoposto del Cavallino, aggiunge chi scrive, non resta che vincere il mondiale di Formula Uno.