Lavoro

Troppi morti sui posti di lavoro: inaccettabile

I drammatici eventi degli ultimi giorni che hanno riguardato il  mondo del lavoro, hanno riportato in primo piano il dibattito sul tema della “Sicurezza nei luoghi di lavoro”, argomento tanto importante quanto sensibile al quale ancora oggi non si riesce ad attribuire la giusta importanza.

E’ fuori discussione che il lavoro è la leva per far ripartire il paese, però, dobbiamo far si che il lavoro venga svolto in luoghi di lavoro sicuri e il tema della sicurezza è ancora un argomento troppo “scoperto” dove ancora non si comprende che il controllo e la formazione in tale ambito sono determinanti sia per i datori di lavoro che per i lavoratori anche e soprattutto al fine di scongiurare drammatici eventi.

La questione va vista sotto due profili quello della debolezza dei controlli e quello della carenza normativa, per meglio dire, dal 2008 ad oggi ancora non è stata approvata l’attuazione di più deleghe  per attuare completamente il  famoso Decreto Legislativo nr. 81,  ovvero il “Testo Unico per la  Sicurezza del lavoro” che riordina e coordina al suo interno, quindi  in un unico testo, tutte le norme in materia di salute e di sicurezza dei lavoratori nel luogo di lavoro; deleghe che dovrebbero  premiare chi si comporta bene adeguandosi alle norme e punire chi si comporta male; considerato che il testo stabilisce il modo in cui debbano obbligatoriamente essere effettuate tutta una serie di azioni preventive come la valutazione dei rischi in azienda e di conseguenza come debbano essere adottati tutta una  serie di interventi come  il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori, quindi l’adeguamento delle strutture, degli impianti e delle attrezzature, il controllo sanitario, la formazione etc..

Eppure i dati  oggi sono decisamente ancora preoccupanti se pensiamo che ci sono circa 1.000 morti all’anno, e dall’inizio del 2021 le vittime del lavoro sono state 539 circa, praticamente quasi 3 al giorno, un trend in salita nonostante ci siano meno persone al lavoro a causa della pandemia, ecco perché la prevenzione dovrebbe essere uno degli argomenti principali da inserire nell’agenda dei lavori del Governo,  al fine di ridurre il numero delle vittime e nel contempo diminuire le spese per pagare le malattie professionali, gli infortuni,  le inabilità temporanee, permanenti e le morti. 

L’argomento assai sensibile non  riveste in sé solo l’aspetto della drammaticità per le famiglie che perdono i propri cari ma deve essere momento di profonda riflessione da parte del Governo, dei datori di lavoro, dei sindacati, delle associazioni di categoria, dei tanti operatori che gravitano nel mondo del Mercato del lavoro, circa la garanzia della sicurezza dei lavoratori. 

Eppure l’Inail mette a disposizione fondi per la prevenzione, pertanto è opportuno lavorare sul  cambio di mentalità, forse è necessario un focus che coinvolga soprattutto le piccole realtà, considerato che il Testo Unico, si,  ha inciso sulla diminuzione delle morti sul lavoro ma visto che persistono e con numeri preoccupanti è forse  necessario attenzionarle maggiormente sull’argomento  prevenzione, sulla  formazione dei propri dipendenti magari aumentando i fondi, ma anche  aumentando i controlli e che siano più mirati…

Le tre parole chiave alle quali si dovrebbe fare riferimento oggi nel mondo del lavoro da parte di tutti gli attori coinvolti sono: prevenzione, formazione e controllo, per cercare di arrivare a “risolvere” questo drammatico problema e non guardare soltanto nella direzione del guadagno o del PIL.

Una considerazione a conclusione però è opportuno farla, nonostante la tecnologia abbia fatto passi da gigante, nonostante si riesca a reperire di tutto e di più in rete in tempo reale, l’assurdo è che  non si riesce ad avere una fotografia completa del mondo del lavoro, un report capace di fare sintesi tra i tanti preziosi dati provenienti dalle diverse  realtà del mercato del lavoro,  quali le agenzie interinali (parte privata), i centri impiego (parte pubblica),  ma anche le Università che detengono dati importanti che consenta di conoscere quanti e chi sono  i lavoratori fragili,  quanti e chi  vicini alla pensione, coloro che ricoprono mansioni a rischio e, tutto ciò accade purtroppo perché la “gelosia” di tenere per sé le proprie banche dati prevale sul lavoro sinergico e coeso che invece tanto sarebbe necessario e di aiuto.  

 

Lorena Polidori

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