Lei è il nuovo comandante? Certo, sono io; per cortesia, prima che indossi la divisa, mi spiega come si sale su una nave? Era una vecchia gag da cabaret, giustamente focalizzata su un’Italia, quella degli anni settanta e ottanta, che premiava quello… mandato da Picone o da un onnipresente Antonio, e che oggi, si ribadirebbe…spinge i giovani a cercare fortuna oltre frontiera. Ma la storia passata sembra puntualmente ripresentarsi, ignara, ed è questo quasi miracoloso, dei rischi di ricorsi amministrativi, strascichi giudiziari e in conclusione inefficienza globale del sistema. Neanche a dirlo, il riferimento alle nomine dei nuovi presidenti dei porti è tutt’altro che casuale.
Prima di entrare nel vivo di una nostra “scoperta”, la riffa ancora in corso (mancano all’appello 6 presidenti, richiama una considerazione elementare: perché difronte a una carenza di esperti altisonanti, professionisti di logistica e di porti, non si è percorsa almeno la strada delle professionalità già interne alle Autorità di sistema portuale. E’ accaduto “avis rara” a Trieste dove il commissario Antonio Gurrieri, già eternamente segretario generale, è stato indicato per la presidenza, nonché di Matteo Paroli spostato a sorpresa dal ruolo di segretario di Livorno alla scomoda e impegnativa poltrona di presidente di Genova .
Avrebbe potuto e potrebbe accadere normalmente in altri porti, o sfruttando in loco l’esperienza e la professionalità di segretari generali, o spostando in altri porti questi segretari in molti casi più addentro ai problemi e alle tematiche anche amministrative di quanto non lo fossero i vecchi presidenti; detto che in alcuni rarissimi casi la scelta per la presidenza è ricaduta su professionisti incontestabili, sono in molti oggi a porsi il problema di non disperdere le professionalità del segretario generale o di uomini di apparato, eventualmente spostandoli anche in altre Autorità portuali; una scelta questa che consentirebbe di affidare il timone dei porti in mani sicure, scongiurando e prevenendo il rischio del comandante di cui sopra: quello di condurre la nave a fare naufragio sugli scogli.
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E veniamo alla nostra “scoperta”; corre l’anno 2013, per la precisione il 27 settembre: il Consiglio di Stato sancisce l’ineleggibilità di Piergiorgio Massidda, medico chirurgo che nel 2011 era stato nominato presidente dell’Autorità portuale di Cagliari. Motivazione: non dispone della, allora non tassativa, “comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”. La delibera che annulla anche la nomina a commissario, carica che Massidda (promotore del porto industriale di Cagliari e feroce oppositore delle pale eoliche nei mari di Sardegna) è frutto di un ricorso presentato da Massimo Dejana, destinato, in virtù di questa vittoria amministrativo-giudiziaria, a conquistare la poltrona di presidente della neo costituita Autorità di sistema portuale della Sardegna. Autorità oggi, ca va sans dire, in attesa di un nuovo presidente. La vicenda ha anche uno strascico giudiziario, il ministro Lupi deve comparire davanti al Tribunale dei ministri per rispondere di una accusa di abuso di ufficio per aver confermato lo stesso Massidda nella funzione di Commissario al porto. E non è sufficiente ai fini di eleggibilità il fatto che Massidda, parlamentare forzista per oltre 5 legislature, abbia fatto parte della VIII Commissione Trasporti della Camera nonchè sia stato delegato ai porti nell’amministrazione provinciale di Cagliari. Per lui sono fatali quei requisiti che oggi, pur a fronte di una normativa piu’ stringente, attraverso la membership in Commissione Trasporti, vengono bypassati.
La legge è chiara, la sua applicazione un po’ meno: i requisiti di professionalità ed esperienza “nel settore della logistica e (e sottolineo “e”) dei porti” non sono discrezionali per i nuovi designati presidenti e per i candidati o candidabili presidenti. Non solo: la procedura amministrativa prevede che un funzionario del ministero istruisca la pratica in tutti i suoi dettagli, verificando eventuali conflitti di interesse, ma specialmente il rispetto dei requisiti di legge per la nomina, quindi solo dopo aver effettuato questa verifica la sottoponga al ministro per la firma. In tutta questa procedura esiste – come sottolineano esimi giuristi – una dinamica di responsabilità amministrativa, ma anche di potenziale danno erariale non solo per il responsabile del Dicastero competente, ma anche per lo stesso apparato ministeriale.
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Esiste poi un ulteriore problemino: l’assenza di requisiti potrebbe essere sollevata in sede di valutazione da parte delle Commissioni competenti e degli avvocati che istruiscono le pratiche che difficilmente potrebbero non tener conto del precedente giurisprudenziale del caso Massidda in Sardegna; medico tornato con grande dignità a fare il professionista di alto livello nel settore di sua competenza.
E non finisce qui: degli stessi requisiti richiesti per diventare presidenti, devono disporre anche i nuovi segretari generali delle Autorità di sistema portuale; carica per la quale già all’indomani della designazione dei primi presidenti è scattata una offensiva di… mi manda Picone, che non non fa prevedere nulla di buono: per intanto gli avvocati amministrativisti si stanno già leccando i baffi, per una nuova età dell’oro di ricorsi avversi alle nomine; il tutto con buona pace della tanto invocata “marittimità” italiana, obiettivo prioritario anche della politica estera del Paese, che potrebbe arenarsi direttamente sulle banchine di casa.