I dazi imposti da Donald Trump, seppur alleggeriti rispetto alle ipotesi iniziali, fanno perdere nuovamente la strada alla già malata industria dell’auto europea. Da Stellantis a Volkswagen e Mercedes, le case produttrici Ue sono andate a sbattere contro profitti in forte calo nel primo trimestre dell’anno.
A pesare sono stati soprattutto il crollo delle vendite e l’aumento dei prezzi. Concentriamoci su Stellantis, visto che dall’andamento vendite e dalla capacità di produrre auto appetibili dipende la sorte degli impianti del nostro Paese. In sostanza sono in gioco migliaia di posti di lavoro.
Il gruppo franco-italiano, che vede la Exor della famiglia Agnelli come primo azionista singolo, ha accusato un calo de ricavi del 14% a quota 35,8 miliardi. I veicoli consegnati son stati poco più 1,21 milioni, il 9% in meno rispetto a un anno prima.
Male anche il bilancio del Nord America, il principale mercato di sbocco di Stellantis. Al gruppo auto per salvarsi dalla crisi non basta aver aumentato la sua quota di mercato nell’Unione europea allargata, grazie al lancio di nuovi modelli.
Così Stellantis ha deciso di sospendere ogni previsione per l’anno in corso. Quanto di peggio ci può essere per la Borsa, dove gli analisti aggiornano le stime trimestre su trimestre per verificare che le promesse fatte siano rispettate e per mettere a confronto i diversi competitor, così da capire quale sia quello migliore in quel momento.
In sostanza Stellantis viaggia senza navigatore. E come se non bastasse dopo mesi di ricerche, manca ancora l’amministratore delegato dopo la disastrosa gestione del portoghese Carlos Tavares. Cioè manca anche il pilota.
Il gruppo presieduto da John Elkann, il principale erede dell’avvocato Agnelli, ha detto che la ricerca del nuovo capo azienda procede e ha confermato che sarà fatta una scelta entro giugno. Ma è meglio che Stellantis faccia in fretta.
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Nel primo trimestre la tedesca Volkswagen, che era un gioiellino del settore automobilistico prima che l’Ue decidesse il proprio suicidio industriale con l diktat del tutto elettrico, ha accusato un crollo dell’utile del 41%, trafitta da vendite in calo soprattutto nei modelli di alta gamma e dall’esplodere dei costi fissi.
Non è andata meglio alla connazionale Mercedes, i cui profitti sono scesi del 43%. Tutte le case automobilistiche europee stanno trattando con Washington per capire come ottenere una riduzione dei dazi in cambio di una maggiore produzione oltreoceano.
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