Cronaca

Fa dire l’Ave Maria: maestra sospesa. Ma l’inchino ad Allah “è regolare”

I controlli non hanno rilevato anomalie rispetto al progetto educativo, secondo l’ufficio scolastico regionale del Veneto. Eppure…

Asilo

“Tutto regolare”. Sì, avete capito bene: tutto regolare. Se fai inchinare dei bambini dell’asilo ad Allah in una moschea è tutto regolarissimo. O almeno questo è quanto è stato deciso dal direttore dell’ufficio scolastico regionale del Veneto, Marco Bussetti. I fatti sono noti: alcune classi della scuola dell’infanzia “Santa Maria delle Vittorie” di Ponte della Priula hanno fatto visita al Centro culturale islamico “Emanet” di Susegana. Durante l’incontro, pensato — secondo gli organizzatori — come occasione di dialogo interculturale, i piccoli hanno assistito a un sermone dell’Imam e partecipato a un momento di preghiera, inginocchiati e rivolti verso la Mecca.

La vicenda ha suscitato reazioni critiche in ambito politico e istituzionale. Il Ministero dell’Istruzione ha chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto di avviare accertamenti per chiarire le modalità dell’iniziativa. Dalle prime verifiche è emerso che la scuola in questione è un istituto paritario cattolico, fatto che ha ulteriormente alimentato la polemica su presunti cedimenti identitari. Ma ora ecco l’incredibile sentenza dell’ufficio scolastico regionale del Veneto: va tutto bene, anzi benissimo. In base a quanto ricostruito, non sarebbero emersi problemi: l’istituto avrebbe chiarito di non essere mai uscito dal perimetro del proprio progetto educativo, sostenuto anche dai genitori dei bambini. A difendere la scelta era intervenuta una delle insegnanti coinvolte, Stefania Pillon, che ha dichiarato: “Essendoci alcuni bambini musulmani nella nostra scuola, abbiamo ritenuto utile far conoscere ai nostri alunni un aspetto della vita quotidiana dei loro compagni”. Tuttavia, secondo alcuni osservatori, si sarebbe superato il confine tra osservazione e partecipazione attiva a un rito religioso.

Sia chiaro: un gruppo di famiglie aveva pubblicamente espresso “dispiacere” nei confronti di “polemiche e strumentalizzazioni che travisano completamente il senso dell’iniziativa”, sottolineando che la visita alla moschea era un momento educativo all’interno di un percorso di conoscenza, dialogo e rispetto verso le diverse culture e religioni presenti nel paese. Ma c’è anche chi comprensibilmente non ha accolto di buon grado quanto accaduto. E sempre di scorgere anche un doppiopesismo a seconda della fede al centro delle polemiche.

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Sì, perché un caso molto simile si è concluso con una sanzione notevolmente diversa. Parliamo della storia dell’insegnante di scuola primaria di Oristano che è stata sospesa con stipendio ridotto per aver fatto recitare una preghiera in classe. Un caso che scatenò dibattito qualche tempo fa, con tanto di interrogazioni in Parlamento e l’intervento del vicepremier Matteo Salvini: “Siamo alla follia”. “Rientrerò a scuola a testa alta, mi hanno contestato una cosa in cui non pensavo ci fosse nulla di male, come una preghiera prima di Natale, con il lavoretto del braccialino” tirò dritto la maestra, rea di aver creato un piccolo rosario ai bambini, che poi hanno recitato un Ave Maria e un Padre nostro. I bambini erano contenti, ma non cambiò niente: sospensione e stipendio ridotto. Secondo chi di dovere, la docente plagiò i bambini. Con una preghiera. E farli inginocchiare in una moschea cosa sarebbe, allora? Il peso delle responsabilità varia da fede a fede? Il sospetto non può non esserci…

Franco Lodige, 9 maggio 2025

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