Cultura, tv e spettacoli

Fazio e Littizzetto vi scrivo: che squallore il vostro show d’addio

Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, l'ultima puntata di Che tempo che fa

Elenora Duse e Francesca Bertini erano dilettanti. Patetiche mestieranti a petto a noi, che facciamo autocritica mai. Noi, che siamo ridicoli e non ce ne rendiamo conto. Noi, che ci celebriamo non solo per vile calcolo materialistico, economicistico marxista ma perché davvero ci crediamo e ci aggrappiamo alle tende del pubblico, carne da canone, boccaloni da usare. Altrimenti non faremmo questa sceneggiata dell’ultima puntata, altrimenti un barlume di serietà potremmo quasi conservarlo. Topo Gigio era di destra o di sinistra? Lui era per collocazione democristiano, come mago Zurlì e Raffaella Carrà, ma pure questo Michele Serra lo è, tendenza cattocomunista gattopardesca ma democristiana senz’altro: che sarebbe stata la sua personale rivoluzione per cambiare il mondo?

Ha cambiato il suo conto in banca, che è sempre un orizzonte fondamentale, ma insomma è uno che sulle cazzatine liceali di Cuore, l’ora legale panico dei socialisti, che genio!, che sottigliezza comica, ci campa una vita. Se ci fai caso, tutta questa banda qui, le brigate rosa di Fazio, si attaccano alle scemenzine, imitazioni senza sangue, “Fazio pirla!”, “Fazio cagone!”, “Ma Lucianina!”, quel perbenismo da democristiani, il pubblico carne da canone, applausi, sipario, tende cui aggrapparsi. Senza allegria, senza serietà. Quel Marco Damilano che avverte, “aspetto di incontrare i nuovi vertici Rai”. È arrivato Giacomo Sciarra Colonna, con la barbetta. Uno responsabile della farsesca costruzione di Soumahoro, e ancora fa l’offeso, fa il regale. Ma fateci ridere. “Sono stati 40 anni bellissimi”, e ti credo, Fazio, e quando ti ricapitano? A fare il boss senza neanche le famiglie contrarie, adesso a La9 sarà un po’ diverso e l’altro clan, i Travaglios, ha già cominciato mettendo il fucilino di latta in mano a Luttazzi, ennesimo miracolato, ennesimo democristiano travestito da incursore. Quanto sono perbenisti tutti questi, divisi in clan ma uniti da due cose: il soldo e il perbenismo borghesuccio. Fossero mai servite conferme, ieri sera s’è avuta l’ultima definitiva, desolante: tutto quel celebrarsi, quel compiangersi e quel rimpiangersi. Noi, noi, niente altro che noi. I nostri drammi di cartapesta, i nostri investimenti, i nostri cachet da mal di testa, alla faccia della carne da canone che ce li versa, e non basta mai, noi umiliati e offesi, noi che siamo la meglio cultura anche se oltre il fumetto di noi stessi non andiamo. Ci nutriamo di noi fagocitandoci. Anni felici, happy days. Da Fonzie a Stronzi/e.

Vanno in guerra, loro. A prendere il doppio, a celebrare altri anni bellissimi, anche se non sarà più la stessa cosa: ci sarà da misurarsi col mercato, finiti i tempi del voglio la prima rete, no torno alla terza, no adesso mi fate disfate rifate gli studios solo per me, no nessun controllo invito chi voglio e nessuno deve sapere prima. Nei network privati sono ricchi ma non idioti. Non così tanto. Non basterà ripetere come all’asilo Salvini merda merda merda, non basterà schierare i bolliti come Saviano che nessuno regge. Per questo le brigate rosa si celebrano in uscita: cercano di blindarsi in entrata. La sinistra pen(s)osa, preoccupata per le uguaglianze, per la pace. Sopravvivesse un refolo di decenza, di empatia, uno eviterebbe di impancarsi a soldatino che parte, con tanto di lettera dal retrogusto squallido, “speriamo la Rai sappia preservare la libertà”: e qui, davvero, si sarebbe tentati di convenire: una azienda pubblica che ha tenuto gente del genere 40 anni, a fare non informazione, non intrattenimento, ma propaganda, aperta, schierata, faziosa o alla malignità a volte di grana grossa, a volte sottile come lo spiffero nei corridoi della Rai. Gli ultimi dieci, quindici, venti senza neppure la parvenza di una egemonia scelta dai cittadini elettori spettatori carne da canone, questi stavano lì in nome e per conto di un partito che o perdeva le elezioni o le impediva.

Dite che i nuovi arrivati non sono, non saranno meglio? Ma questo lo diamo per scontato, l’uomo è la merda che è e a nobilitarlo non basta un’egida. Il loro populismo di sinistra, il loro qualunquismo progressista è stato senza fondo e senza vergogna, ma quando c’è una invasione alle porte, una alluvione in corpo, una crisi endemica, questi preoccupano di loro e del partito egemone, oggi un po’ meno egemone, che non li ha saputi tenere nel ruolo dei boss assoluti, che magari in qualche caso ha deciso di sacrificarli, a buon prezzo si sa ma insomma arrivederci amore ciao, che poi è il senso del livore che inzuppa le letterine, di Fazio, di Litti, di Lucy, subito comunque premiata con una promessa di felicità, la candidatura europea col Pd. Poi chiedetevi la ragione dell’eurolirismo delle Annunziate: anche lì, pensavano al futuro, mica cazzi, per dirla come Litty, all’inglese. La verità è che, come avrebbe detto Mescal, il ladrone messicano di Trinità, dei mormoni, “voi non volete bene a nessuno, non volete dividere niente con nessuno”. E aveva ragione, lui era un delinquente ma quelli erano i democristiani spietati del West, i pretacchioni, arrivano con 4 vacche e poi marchiano tutto, occupano tutto, sempre con quell’aria ecumenica, c’è posto per tutti, ma le condizioni le dettano loro. E proliferano, e non vanno più via con la scusa della legittimazione divina.

Coincidenze, assonanze televisive della storia. E adesso dai, forza, via, in fila per tre col resto di due, come i piccoli indiani di Agatha Christie, e poi non ne rimase nessuno, neanche Augias, neanche il Gramelly Schlein, che non capisce, proprio non capisce che avrebbe fatto di male “una ragazza” che mostra il membro di fronte alle scuole, ah, quando la completezza dell’informazione è un optional, nessuna completezza e nessuna informazione. Ideali d’agenda, propaganda, le cose da dire alla carne da canone che se le vuol sentir dire, e siccome Moretti ce l’ha insegnato, mi si nota di più se faccio l’entrismo leninista o se faccio l’automartire che se ne va a La9, armi, bagagli e impresario? La9 come la Lampedusa dorata dei guitti ricchi e ipocriti. La verità è anche quella dell’attrice Chiara Francini: “Ai sinistri importa solo dei soldi, non gliene frega niente di Berlinguer”. Per fortuna, altrimenti saremmo ancora a Topo Gigio in bianco e nero, per la gioia del rosso antico Michele Serra.

Max Del Papa, 29 maggio 2023

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