Società

Francamente insulta l’Italia e l’Inno: “Non è inclusivo”

L’artista queer avrebbe voluto cambiare il testo dell’inno nazionale perchè non contempla le “sorelle”: robe da pazzi

francamente

Essere stufi dinanzi a cotanta follia è comprensibile. Ormai qualsiasi cosa non va bene secondo il vangelo arcobaleno. Tutto è poco inclusivo, quasi tutto è omofobo, le minoranze sono sempre le povere vittime. E ci sono paladini e paladine a gettare benzina sul fuoco, pronti e pronte a sparare le peggiori castronerie per accontentare questo o quell’universo di riferimento. L’ultimo esempio di delirio lapalissiano arriva direttamente da un’artista che si definisce queer e che si è già resa nota di pistolotti in salsa Lgbt da fare accapponare la pelle. Parliamo di tal Francamente, che è arrivata a puntare il dito contro l’inno di Mameli perché poco inclusivo.

Sì, avete capito benissimo. L’inno nazionale, orgoglio dell’Italia, non va bene perché è poco inclusivo secondo i diktat della religione fondamentalista arcobaleno. L’artista torinese ha accettato di cantarlo durante la finale di Coppa Italia di pallavolo femminile. In un video pubblicato sul suo profilo Instagram poi rimosso – chissà perchè – Francamente ha motivato la sua decisione di esibirsi nonostante la clamorosa scarsa inclusività del testo di Mameli: “Mi è stato proposto di cantare l’Inno d’Italia durante una manifestazione sportiva. L’inno comincia con “fratelli d’Italia”. La prima cosa a cui ho pensato è stata: ‘accetto, ma cambio il testo per renderlo più inclusivo‘”.

Idea scartata perchè a suo dire sarebbe stato vilipendio alla bandiera, ma andiamo avanti, perchè siamo solo all’inizio di questa filippica trituramaroni: “Avevo due alternative. La prima era semplicemente quella di rifiutare, la seconda era l’opportunità di prendere uno spazio e cantare l’inno, che sì ha un linguaggio non inclusivo, ma farlo da donna queer e vestendo determinati colori per dare un messaggio molto chiaro. Le persone queer esistono, le persone transessuali esistono, le persone non binarie esistono e tutte queste persone non sono cittadini, cittadine, cittadinu di serie B, ma hanno pari doveri e soprattutto diritti di ogni italiano e italiana”.

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Francamente parla come se le persone queer e le altre appartenenti alle minoranze arcobaleno fossero segregate come i neri qualche tempo fa, quando invece sono ovunque – e ci mancherebbe – e spesso dettano l’agenda, perchè questo non si può dire e questo non si può fare per non offendere l’ipersensibilità. Ma la cantante ha gettato nel calderone anche le persone nere – “esistono all’interno della comunità italiana e anche loro non sono cittadine di serie B” – citando la presunta “stanchezza collettiva” dinanzi alle discriminazioni di questa Italia razzista e omofoba: “L’Italia si riconosce in un tricolore anacronistico, quando viene scritto l’Inno di Mameli si pensa ad unificare diversi stati sotto un’unica bandiera. Bene, noi questa bandiera ce l’abbiamo da tantissimo tempo e penso che oggi l’obiettivo dovrebbe essere quello di unificarsi sotto una bandiera di pace e inclusività”.

Speriamo che questa sia una trovata per fare parlare di sè, per promuoversi e per fare una bella figura di fronte al suo pubblico di riferimento, ovvero quello Lgbt. Anche perchè sarebbe alquanto preoccupante ritenere l’inno di Mameli poco inclusivo: come si può definire in questo modo il testo che ha unito un Paese intero, i suoi cittadini a prescindere da razza, colore e sesso? Ormai sembra una gara a chi la spara più grossa e Francamente ha fatto una giocata da campionessa…

Franco Lodige, 11 febbraio 2025

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