Nella recente intervista rilasciata a Repubblica, il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller ha offerto il suo punto di vista su diversi argomenti cruciali che riguardano la Chiesa cattolica. E ha criticato non poco quel Papa Francesco oggi lodato da tutti. L’intervistato, noto per le sue posizioni conservatrici, ha toccato temi delicati, dalla successione papale al dialogo interreligioso, fornendo spunti di riflessione sulla direzione futura della Chiesa.
Le critiche a Bergoglio
Con piglio diretto, Müller ha espresso il proprio parere sull’impegno di Bergoglio verso i migranti e i poveri, e il tentativo di superare le divisioni nella Chiesa: “È unanime l’apprezzamento per l’impegno di Francesco con i migranti, i poveri e per superare le divisioni tra il centro e la periferia.” Nonostante questo, il cardinale ha espresso perplessità su alcune attitudini del pontefice definendole “un po’ ambigue”, come quando “con Eugenio Scalfari ha parlato di resurrezione“. “Con papa Benedetto abbiamo avuto la chiarezza teologica perfetta – ha detto – ma ognuno ha i suoi carismi e le sue capacità e penso che papa Francesco li avesse più nella dimensione sociale”.
Il Cardinal Müller è molto ascoltato, soprattutto tra i conservatori. Ma le critiche all’operato di Francesco, soprattutto sulla parte finale del suo pontificato, potrebbero trovare più consenso di quanto il collegio dei cardinali abbia la forza di ammettere.
Il Conclave che verrà
Non sono pochi infatti gli argomenti di cui si discuterà in Conclave e durante le congregazioni. Che futuro dare alla Chiesa? Occorre seguire il pontificato di Bergoglio oppure dare una svolta? Che Roma debba guardare alle periferie è senza dubbio uno dei temi sul tavolo su cui si cercherà continuità, in fondo sono sempre più i cardinali che arrivano dalle parti più disparate del mondo. Ma la curia romana avrà un suo peso e la “gestione Bergogliana”, tra cacciate rumorose e decisioni a sorpresa, ha provocato qualche malumore. Più complicato sarà capire se il nuovo Pontefice dovrà seguire la strada tracciata da Francesco sui temi di morale e dottrina.
Gay e islam
Riguardo alla benedizione delle coppie omosessuali, ad esempio, il cardinale ha spiegato che il prossimo Santo Padre dovrà chiarire quel “documento approvato sotto Francesco” che “voleva aiutare pastoralmente queste persone ma non si deve relativizzare la dottrina cattolica del matrimonio”. Il cardinale ha criticato anche le assemblee di fedeli convocate dal Papa: “I vescovi hanno un’autorità che non si può confondere con la possibilità di tutti i battezzati di parlare. È un simposio, legittimo, ma non è un sinodo, non è un’espressione del magistero della Chiesa.” Sulla nomina di una donna a prefetto di un dicastero vaticano, inoltre, Müller è convinto che “il problema non è la donna, il problema è un laico chiamato a presiedere quella che un tempo era una congregazione”.
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Sul dialogo con l’Islam, il cardinale ritiene che è sempre importante confrontarsi con altre religioni ma occorre “evitare ogni forma di relativismo: la fede cattolica non è un’espressione singolare di una religione universale del mondo creata dal forum di Davos”. Critiche a Francesco anche sull’accordo con la Cina. “Si deve fare un compromesso con questi potenti dittatori – ha spiegato Müller – ma non possiamo tradire i principi della nostra fede, non possiamo accettare che i comunisti atei, nemici dell’umanità, scrivano i nostri libri del catechismo o portino nelle chiese l’immagine di Xi Jinping. Non possiamo accettare che i comunisti nominino i vescovi”.
Il successore di Bergoglio
La domanda è: quanto peso avranno le parole del cardinale conservatore? Difficile dirlo. Lui stesso lo riconosce: “Può darsi che alcuni dicano: questi teologi parlano, altri sono pragmatici, pensano di più al potere, all’influenza… non lo so. Tutti devono ricordarsi che siamo corpo mistico di Cristo e non una organizzazione internazionale umanitaria e sociale. Questo piace a tanta gente secolarizzata, l’élite, gli oligarchi, che vorrebbero il Papa come un simbolo della loro religione, ma il Papa non è un simbolo della religione secolarizzata”. Insomma: occorre recuperare il senso del Sacro. “Ogni Papa deve servire la missione di San Pietro: è servus servorum Dei. Il futuro Papa non è un successore del suo predecessore ma un successore di Pietro”.
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