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Fregano gli autonomi fingendo di fargli un regalo

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In nome della semplificazione si aggira un nuovo mostro fiscale per i lavoratori autonomi: la liquidazione mensile delle loro tasse sul reddito. L’idea nasce dal capo dell’Agenzia delle Entrate, il renziano Ernesto Maria Ruffini, che per primo l’ha proposta a metà luglio. Gran parte delle partite Iva è sottoposta al regime di fatturazione elettronica. Ciò vuol dire che il Fisco conosce puntualmente il fatturato.

Con la nuova proposta, l’Agenzia ogni mese dovrebbe prelevare anche l’imposta sul reddito maturata. In questo modo, si dice, si semplificano le cose. E cioè l’artigiano o il commerciante non sarà più costretto in quel sistema (l’attuale) in cui a giugno è costretto a pagare il saldo delle imposte sul reddito dell’anno precedente e acconti per quello che non si è ancora concluso. Insomma una certa complicazione tra saldi e acconti è innegabile.

La proposta è decisamente peggiore del male che già le partite Iva subiscono. Il fatturato di un autonomo non ne rappresenta infatti la vera base imponibile. Se il signor Rossi produce un bene o un servizio, sopporterà anche dei costi per realizzarlo. Queste componenti negative del reddito sono detraibili dal reddito in modalità diverse. Se ho un cellulare non me lo detraggo al cento per cento, se ho delle spese di rappresentanza ho dei tetti annuali, se ho un’auto in uso promiscuo ho altri parametri.

Insomma è il grande caos fiscale italiano. Che le partite Iva conoscono bene. La soluzione sarà che ogni fine mese ci sarà un gran mal di testa per fare una mini-dichiarazione che tenga conto del vero guadagno tassabile. Inoltre i consulenti fiscali saranno interpellati ogni trenta giorni, impazziranno più di oggi e più di oggi pretenderanno giustamente di essere pagati.

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