Politica

Gas, il piano del governo per il suicidio

Avete mai visto un’azienda che fa un piano senza certezza nelle forniture, senza ridondanza negli approvvigionamenti e senza i prezzi delle forniture? Benvenuti nel mondo di Draghi che applica questa metodologia sulla scala più ampia possibile: l’intero paese.

Il “piano gas” presentato mercoledì alla stampa prevede risparmi e nuove forniture per 10,1 miliardi di metri cubi nel 2022 e di ben 24,1 nel 2023. Il tutto subordinato al fatto che entri in funzionamento il rigassificatore a Piombino entro gennaio 2023, entrino in funzione quasi 8 gigawatt di energie rinnovabili nei prossimi 20 mesi e ci sia un risparmio termico (termosifoni) volontario per 3 miliardi di metri cubi. Con tutti questi se e tutti questi ma, se Putin chiudesse il gas a novembre arriveremmo a marzo esaurendo anche le scorte “strategiche”, cioè letteralmente il fondo del pozzo delle caverne dove è stoccato il gas. Operazione mai realizzata prima che presenta una complessità tecnica ed una pericolosità non indifferenti.

Il Ministro sa bene che è impossibile che le operazioni a Piombino partano per gennaio 2023, sa anche che è impossibile che fra autorizzazioni, costruzioni, messa in opera e connessioni possano entrare in funzionamento 8 gigawatt di energie alternative nei prossimi due anni e sa anche che il gas proveniente dall’Algeria non garantisce la stabilità di fornitura che tutti si augurerebbero. Ma diamo per buone tutte le assunzioni di Cingolani, ammettiamo che tutto vada secondo i piani più ottimistici, ammettiamo che le quantità di gas siano assicurate, ma a che prezzo lo pagheremo?

Incalzato il Ministro svicola “gli stoccaggi li stiamo pagando un botto” unica ammissione, e poi filosofeggia “si fa fatica a spiegare questo livello di prezzo per delle minacce di Putin… È un’economia di guerra bisognerebbe introdurre il price cap”. A Cingolani sfuggono evidentemente le più elementari regole di domanda ed offerta, al momento abbiamo una domanda certa data dal parco industriale, dalle centrali termiche e dall’uso domestico ed un’offerta che si basa sulla certezza della riduzione dei volumi da parte di Gazprom e sulle promesse di un Ministro dimissionario subordinate a decine di “se” e “ma”. Cosa dovrebbero fare i prezzi scendere? Se Cingolani ha trovato il gas dica a che prezzo e quando verrà introdotto sul mercato e vedrà che i prezzi scenderanno subito. Non lo fa perché non può assicurare la stabilità delle forniture e presenta dei numeri ipotetici soggetti a decine di variabili e circostanze.

Con il prezzo del gas che ha superato i 2 euro per metro cubo e l’energia elettrica che mentre parlava il Ministro ieri ha fatto registrare il massimo storico a 564 euro a Mwh il razionamento è già in atto, “le misure draconiane” che pretenderebbe di evitare lo scienziato prestato alla politica sono implementate attraverso i prezzi che producono un auto-razionamento disordinato con conseguenze imprevedibili. Alla prima bolletta decine di imprese smetteranno di produrre per costi eccessivi, ma nessuno sa quali produzioni si fermeranno e che potrebbe accadere se la mancanza di fornitori specifici, ad esempio nel settore della carta o della raffinazione petrolifera paralizzassero intere filiere produttive.

Antonio Rizzo, 29 luglio 2022

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