Economia

Il taglio netto

Gas, ora si mette male. Gazprom annuncia: “Tagliamo le forniture”

L’azienda russa riduce la capacità del North Stream 1. Polemiche sulla turbina in riparazione

Economia

Si va un po’ come sull’altalena. Dopo la chiusura per 10 giorni del gasdotto North Stream 1, molti pensavano che Mosca non avrebbe più riaperto i rubinetti. Invece il metano è tornato a scorrere dalla Russia verso l’Europa anche se in quantità ridotta. Bene. Neppure il tempo di abituarsi alla “normalità”, che ecco arrivare un nuovo annuncio: Gazprom taglierà di nuovo i flussi. Nel mirino c’è sempre tubo che scorre sotto il Baltico. L’azienda russa farà scendere i flussi al 20% della capacità a partire dalle ore 7 locali di mercoledì. In totale dunque arriveranno in Germania solo 33 milioni di metri cubi al giorno. Pochini.

Oggi il gasdotto funziona solo al 40% delle sue potenzialità. Secondo quanto comunicato da Mosca, dopo la riparazione di 10 giorni non era possibile tornare ai volumi totali perché manca ancora una turbina Siemens spedita in Canada per la manutenzione e ancora al centro di una polemica internazionale sulle sanzioni. Mosca ha fatto sapere di aver ricevuto i documenti da Siemens che dovrebbero permetterle di utilizzare il pezzo di ricambio tranquillamente, ma non si fida (o finge di non fidarsi). “Gazprom ha ricevuto i documenti della società Siemens presentati dalle autorità canadesi, li ha studiati – ha dichiarato la società in una nota – ma è costretta a notare che non eliminano i rischi sopra menzionati e sollevano ulteriori questioni”. La Germania continua a ripetere che non ci sono ragioni tecniche per il taglio delle forniture. Mentre Dmitri Peskov, portavoce di Putin, c’è andato giù duro: “Anche nei momenti più difficili, la parte russa continua ad adempiere ai suoi obblighi – ha detto – Il fatto che il volume delle forniture sia sceso è dovuto a queste sanzioni illegittime che gli europei, e i tedeschi in particolare, hanno imposto a loro stessi”.

La mossa di Gazprom intanto porta a tre effetti immediati.

  1. il prezzo dei future sul gas ad Amsterdam, che poi è la base su cui si crea il costo del metano in Europa, schizza in alto. Gli aumenti sono del 5,1%, portando il costo a megawattora a 175 euro. Più alto è il prezzo, maggiori sono gli incassi del Cremlino.
  2. dimostra all’Europa chi ha il rubinetto dalla parte del manico. Ovvero Putin. L’Europa sta cercando di mettere da parte quanto più gas possibile prima dell’inverno. Ma se i gasdotti russi cominciano sin da ora a funzionare a singhiozzo, il riempimento delle riserve al 90% come chiesto dall’Ue potrebbe non essere raggiunto. Magari non l’Italia, che ruota attorno al 65%. Ma in Germania sì. E non è un caso se l’Ue ha già preparato un taglio del 15% dei consumi da agosto e inizia a ragionare su strumenti di solidarietà comunitaria in vista dell’inverno. Domani ci sarà una riunione del Consiglio Affari Energia della Ue che ha avvertito i Paesi membri della necessità di “prepararsi al peggio”.
  3. permette al Cremlino di usare la leva del gas come moneta di scambio nelle relazioni internazionali. Così come per lo sblocco dei porti per il grano, ogni concessione da parte russa chiederà contro-concessioni da parte occidentale. Può sembrare orribile, ma è la legge della guerra.
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