Cronaca

Giornata della Terra: festeggiano il pianeta, affamano l’umanità

Smettere di usare i combustibili fossili significa attentare alla sicurezza alimentare globale. Ma qualcuno non lo ha capito

casa green © torstensimon, Africa images e sellingpix tramite Canva.com

Tutta occupata dalla dolorosa morte di Papa Francesco, la cronaca s’è, giustamente, quasi dimenticata che con l’avvento della primavera si celebra la Giornata Mondiale della Terra, il che è ironico visto che proprio Papa Francesco fu tra i primi a sostenerne lo spirito. Uno spirito, a dire il vero, di sapore pagàno; dettaglio che, naturalmente, non turbava Francesco, se rammentiamo com’era l’uomo, più coi piedi per terra che col cuore verso il Cielo. Le sue due encicliche «Laudato si’» e «Laudate Deum» più che lasciarmi perplesso mi hanno meravigliato, visto che Francesco aveva anche studiato non poco la chimica. La contro-reazione a ciò che si studia è sentimento non raro e, di solito, deriva da una delle due seguenti circostanze: rabbia o delusione. Rabbia per dover realizzare di non riuscire a comprendere ciò che si studia e, anziché riconoscere i propri limiti, è più comodo e appagante odiare ciò che vi sta oltre. Oppure delusione, per aver posto in ciò che si studia tutte le proprie speranze, tutte le risposte alle proprie domande: una manovra pericolosa, perché non c’è mai una sola cosa – e, men che meno, questa è la scienza o, peggio, una particolare scienza – che può riempire i nostri molteplici vuoti.

Tornando alla Giornata della Terra, chi la celebra intende rammentare che essa sia preservata, le sue risorse non siano esaurite, e che si pensi alle generazioni future. Oggigiorno, in particolare, celebrare la Giornata della Terra è tutt’uno con l’eliminazione dei combustibili fossili, cosa sulla quale concordava anche Francesco, sebbene fosse stato perito chimico.

Il fatto è che i combustibili fossili sono un pilastro della moderna agricoltura e smettere di usarli significa attentare alla sicurezza alimentare globale. Per qualche misteriosa ragione, rifiutiamo di riconoscere che fino a meno di due secoli fa – quando la popolazione mondiale era di 1 miliardo – il principale problema del mondo era la fame; forse perché la cosa non ci pare vera, visto che per molti di noi uno dei problemi più assillanti è la dieta.

Il fatto è che oggi siamo 8 miliardi con, sì, un miliardo sottonutrito; ma con 7 miliardi che hanno la pancia piena. Negli anni di solo questo millennio, la produzione agricola è aumentata del 50%. Com’è stato possibile? Se volete una sola risposta essa è: grazie ai combustibili fossili. Più in dettaglio: grazie alla disponibilità di energia abbondante e a buon mercato, grazie ai fertilizzanti e grazie all’aumentata concentrazione di CO2 in atmosfera.

Per la nostra nutrizione abbiamo bisogno, tra l’altro, di proteine animali, la cui produzione dipende dalle piante che, a loro volta, si formano per fotosintesi tra CO2 e acqua. Ma non basta: le piante hanno bisogno anche di altri elementi nutrienti, principalmente (ma non solo) azoto, fosforo e potassio. Per dire: la fotosintesi è detta clorofilliana perché la clorofilla gioca un ruolo cruciale nella formazione del tessuto vegetale, e la molecola della clorofilla contiene azoto, N. Allo stato elementare, questo si trova in grande abbondanza in atmosfera (quasi l’80%, addirittura), ma si trova come gas N2, biologicamente inerte. Ecco perché si usano i fertilizzanti azotati. Per avere maggiore contezza della loro importanza, basti pensare che Cina o India ne producono oltre 20 milioni di tonnellate annue, e gli Stati Uniti oltre 10 milioni. Forse la capacità di produzione di fertilizzanti azotati è stata la più grande benedizione dal dopoguerra in poi. Quando si assiste ai celebratori della Giornata mondiale della Terra che chiedono l’abolizione dei fertilizzanti non si può che rimanere senza parole.

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E, d’altra parte, i fertilizzanti azotati saranno certamente aboliti se saranno aboliti i combustibili fossili, visto che è da questi che si producono quelli. Il processo detto “Haber”, trasforma l’azoto dell’aria (N2) e l’idrogeno (H2) in ammoniaca (NH3); quindi quest’ultima viene trasformata in fertilizzanti azotati (alcuni nitrati, oppure Sali di ammonio, o anche urea). Ma l’idrogeno H2, sostanzialmente, non esiste sulla Terra (e questa è la principale ragione per cui l’idrogeno non sembra aver posto in alcuna politica energetica, anche se alcuni lo sognano da almeno vent’anni), e deve essere prodotto. E qui entrano in gioco i combustibili fossili, principalmente il gas naturale, cioè il metano (CH4) che reagisce con l’ossigeno (O2) dell’aria producendo così l’idrogeno (H2) e, come prodotto secondario, la famigerata CO2; che però è famigerata a torto, visto che è una benedizione essendo essa, a sua volta, cibo primario delle piante. Inoltre, tra i fertilizzanti sopra citati, l’urea richiede, per la propria produzione, proprio la CO2, cosicché il combustibile fossile gas naturale è la fava che fa prendere due piccioni: l’idrogeno (da usare con l’azoto per produrre ammoniaca) e la CO2 (da usare con l’ammoniaca per produrre l’urea, fertilizzante azotato). Infine, l’intero processo di produzione finale, trasporto, distribuzione, conservazione del cibo è altamente energivoro, e la nostra energia proviene, per l’85%, dai combustibili fossili.

Il fatto è che chiunque, nel celebrare la Giornata mondiale della Terra, vi dica che bisogna azzerare l’uso dei combustibili fossili, sta di fatto, se non progettando, se non prefigurando, sicuramente sta predisponendo le condizioni dell’omicidio di massa.

Franco Battaglia, 30 aprile 2025

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