Articoli

Green pass, i rettori si piegano al regime - Seconda parte

Se dunque – come dice la Costituzione – l’insegnamento è libero e la scuola è aperta a tutti, perché condizionare l’ingresso a scuola degli insegnanti o all’Università di docenti e studenti al possesso del green pass? Non è forse già questo un controsenso? Come si è detto la partecipazione di deputati e senatori ai lavori delle Aule di Montecitorio e Palazzo Madama non sarà subordinata al possesso del green pass. Giusto. Ma se non ci vuole il green pass per la Camera dove siedono 630 deputati e per il Senato dove ci sono 315 senatori (peraltro uno di fianco all’altro), per quale motivo è obbligatorio a scuola (dove ogni classe è composta da circa 20 studenti), all’Università (50-100 studenti per lezione) o nei Musei (30-40 persone per volta)? Non è anche questo un controsenso, una discriminazione irragionevole?

Green pass, diritti costituzionali a rischio

Medesimo discorso va fatto anche per altri diritti costituzionali. Il diritto al lavoro, ad esempio, non è solo un semplice diritto costituzionale, è il principio costitutivo della nostra Repubblica: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” (art. 1, co. I). La Repubblica non si fonda dunque sulla salute, ma sul lavoro, principio a fondamento delle Istituzioni repubblicane e rubricato nei principi fondamentali. Perché allora condizionare il lavoro degli insegnanti, dei docenti universitari e di altre categorie al possesso di un lasciapassare sanitario? L’obbligo del green pass a dire il vero comprime anche altri diritti costituzionali come, ad esempio, la libertà di circolazione (art. 16) per via del pass obbligatorio sui treni a lunga percorrenza, quella di associazione e riunione (artt. 17 e 18) perché l’obbligatorietà si estende a convegni, cinema, teatri, bar e ristoranti al chiuso, e soprattutto il diritto alla tutela del lavoro e alla giusta retribuzione del lavoratore di cui agli artt. 35 e 36. È forse un caso che i Padri Costituenti scrissero all’art. 35 “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni” o all’art. 36 “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”? Come possono conciliarsi questi diritti costituzionali con la norma del decreto-legge governativo che sospende dal lavoro e dalla retribuzione insegnanti e professori universitari che non vogliono sottostare all’obbligatorietà del green pass? È evidente che esistono seri problemi di natura costituzionale che più di qualcuno fa finta di non vedere.

Le parole del Rettore Resta, in sostanza, questo significano: “L’università sta a fianco del governo che ha emanato un decreto doveroso, scientifico, serio. Nessun cedimento, nessun passo indietro. Nessuno”. Mi raccomando, nessun cedimento, passi lunghi e ben distesi: serve l’atto di fede. Se ce lo avessero raccontato due anni fa, non ci avremmo mai creduto. Mala tempora currunt.

PaginaPrecedente
PaginaSuccessiva

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli