Cultura, tv e spettacoli

Ha ragione Uto Ughi: i Maneskin fanno schifo (pure se si sposano)

Il maestro stronca la band: “Sono un insulto alla cultura e all’arte”

Cultura, tv e spettacoli

Uto Ughi, kikazè? Eh? Come? Un violinista? Famoso nel mondo? E che cazzo ne sa di musica, kilopaga, è solo un rosikone, grande Damiano con le autoreggenti grande fidanzata di Damiano  grande Vic con i cerotti sulle tette che non ha. Questo Ugo Ughi sta a rosicà perché i Maneskin sono famosi e lui no, suonano in giro e lui je piacerebbe, hanno le copertine e lui non se lo incula nessuno.

Uto Ughi non ha bisogno di presentazioni, chi lo conosce sa chi è, chi non sa chi è anche se glielo spieghi non lo capisce perché è analfabeta di ogni codice espressivo, artistico, etico, morale e mentale. E cosa ha detto il virtuoso? Una cosa banale, alla fine c’è andato pure piano: “I Maneskin sono un insulto alla cultura e all’arte”. Come dire che il sole splende alto nel cielo. Ughi, è chiaro, ragiona da musicista evoluti, classico, con tutto l’orgoglio, la spocchia e i limiti del ruolo: in passato ha speso tante parole sprezzanti per i generi popolari, per il rock, che non concepisce, non capisce e, come diceva Flaiano, “non lo capisco e non mi piace”.

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Qui però non c’è niente da capire, o meglio c’è da capire il niente. Sotto le acconciature che rivelano i veri volti di questi anonimi profeti del vuoto, carisma zero, il nulla. Dietro il falò delle vanità, ceneri di nulla. Strano che i gonzi ancora non se ne accedano, ma non tanto strani, non sarebbero gonzi i quali, insegna la mamma di tutti i Maneskin, Wanna Marchi, “vanno inculati”.

Alla grande, pure. Se non basta, mettiamoci la strampalata cerimonia di nozze dei 4 per il lancio del nuovo orrido disco Rush; Repubblica, what else?, celebra la farsa in termini agiografici: hollywoodiano: “Baz Luhrmann, Machine Gun Kelly, Manuel Agnelli, Cathy La Torre, Fletcher Donohue, Paulo Dybala, Lorenzo Pellegrini, Oriana Sabatini, Fedez, Sabrina Impacciatore, Sylvia De Fanti, Benedetta Porcaroli, Shablo, Floria Sigismondi, Jason Rothman. La serata è iniziata con un piccolo giallo: l’ex direttore di Gucci Alessandro Michele ha introdotto la band, ma per oltre dieci minuti la scena rimane vuota, la band non entra e nessuno sapeva cosa fare. Poi, finalmente, l’ingresso trionfale e il momento più atteso: si celebra il matrimonio, nel nome di Apollo dio della musica. Nella sala era stato allestito un ‘altare’ molto scenografico con grossi candelabri e fiori rossi, e in ciascuna delle sedie che attendevano gli ospiti è stata sistemata la brochure che illustra il nuovo album del gruppo. Damiano, Victoria, Ethan e Thomas erano tutti e quattro vestiti di bianco, ognuno con un mazzo di fiori rossi, per dirsi sì”.

State sicuri che tempo un anno si diranno no, cioè libera uscita, i tre contorni a spasso per le strade di Roma e il cosiddetto cantante kuloinmostra in corsa solista. Essendo artisticamente poco o niente, si ritroverà così solitario che partiranno con le reunion, tipo Pooh e Ricchi e Poveri, solo che questi non avranno ancora 30 anni, ed i gonzi fanno oooh. Era già tutto previsto.

Un’altra grande truffa, come quella dei Sex Pistols, che non sapevano fare gran che ma in confronto sono da Pantheon del rock. Iih, kittipaga, rosikone, loro hanno suonato con Iggy Pop e Tom Morello. Che manco sanno chi è. Loro hanno aperto per i Rolling Stones. Già, con Keith Richards che bofonchiava: ma chi cazzo sono questi? Tenetemeli lontano. I soldi aprono tutte le porte, se ti chiami Agnelli, perfino Manuel, lo sai bene ma per carità lasciamo perdere il rock, la musica, il talento, i riferimenti che rollano nelle tombe.

I Maneskin sono un insulto alla cultura e all’arte: se proprio dobbiamo prendercela con sua maestà Uto Ughi, è per la somma banalità, anche se ogni tanto va pur detto che la corazzata Potemkin è una cagata pazzesca. La corazzata Maneskin nemmeno questo, è pulviscolo social, è il nulla, il disco nuovo, costato come una transizione green perché ci hanno messo a farlo il peggio del business musicale globale, fa schifo, e restiamo garantisti. Né ha la pretesa di fare altro, sono lì per fare soldi, finché dura. Finché i gonzi si lasciano inkulare.

Non sparate sul violinista, sparate pure sul cronista, che poi pentirsi è un attimo e passare alla prossima pagliacciata piddinogloballista anche meno.

Max Del Papa, 20 gennaio 2023

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