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Hanno ignorato Crisanti e ora arriva il coprifuoco

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Quattrocento tamponi al giorno, per tenere sotto controllo come si muoveva il virus. Era la filosofia del piano Crisanti, pubblicato ieri da Lettera150, pensatoio costituito da 250 accademici. Il virologo l’aveva proposto al governo, che ad agosto l’aveva interpellato – forse perché era stato uno dei pochi a capirci qualcosa nella prima fase del Covid, “tamponando” interi paesi in Veneto, tra gli strali dell’ultimo guappo, al secolo Walter Ricciardi. Ma l’esecutivo, che fin quasi all’estate non aveva neppure i reagenti, deve aver pensato che la parte buona dell’approccio alla cinese era impraticabile. E così, Andrea Crisanti è stato cestinato. Molto più facile prendersela con i giovani, i ristoratori, le orde di infetti che dopo la mezzanotte invadono le strade, come gli zombi di Io sono leggenda. Molto più facile concertare il coprifuoco, che non servirà a niente e, tempo dieci giorni, ci porterà al lockdown di mezzo Paese. Purtroppo, con il fondamentale contributo di un’amministrazione leghista.  

Eppure, era quella la strada per evitare di assistere, sette mesi dopo, allo stesso panico, alla stessa povertà di mezzi, alle stesse sceneggiate contian-casaliniche, alle stesse circolari del Viminale che complicano i Dpcm bizantini (quando torna l’epopea dei congiunti?). Tamponi, tamponi, tamponi, per vigilare sempre sulla curva epidemiologica. Invece il governo ha dormito tra luglio e agosto, forse voleva lasciarci sfogare, in attesa di incolpare viaggiatori, ballerini e barman, come se per un mese e mezzo a Roma si fossero tappati occhi e orecchie per non accorgersi di ciò che succedeva lungo le coste.

Tamponi pochi, fino ai picchi di ottobre, quando il tracciamento però era già diventato impossibile e il più elevato numero di test è stato usato per terrorizzare e rimproverare gli italiani. Untori indisciplinati, che non hanno scaricato Immuni (ma Crisanti spiega: Immuni, con 10mila casi al giorno, andrebbe in tilt se ce l’avessero 60 milioni di utenti).

Ecco. Il contenimento è fallito. E se a febbraio potevamo almeno ammettere che nessuno si aspettava una tale tragedia, ora non possiamo permettere a nessuno, da Palazzo Chigi al Quirinale, di rigirare la frittata per colpevolizzare noi. Della seconda ondata, risponda Domenico Arcuri, il commissario alla lentezza. Risponda Giuseppe Conte, che va in conferenza stampa a raccontare menzogne sul nulla cosmico che ha combinato per la sanità. Risponda Roberto Speranza, che agli ospedali predilige le delazioni. Altro che modello italiano (con 36.706 morti). Noi abbiamo sopportato fin troppo e siamo stufi di ramanzine.

Alessandro Rico, 21 ottobre 2020

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