“I nostri prodotti vengono usati ogni giorno da milioni di persone e di aziende. Questo vuol dire che abbiamo la possibilità e, al tempo stesso, la responsabilità di trasformare la vita quotidiana di chi sceglie i nostri marchi: penso ai detersivi che, grazie a tutti i miglioramenti che abbiamo apportato a formule e materie prime, rendono il bucato più semplice e più sostenibile, oppure ai nostri adesivi, che ottimizzano tanti processi industriali abbassandone anche l’impatto ambientale”: Mara Panajia, presidente e ad di Henkel Italia sintetizza così la rivoluzione quotidiana che il gruppo porta nelle case e nelle imprese.
Dottoressa Panajia, quanto è importante per Henkel innovazione?
“Innovare è fondamentale per proteggere e consolidare il nostro vantaggio competitivo, restando al passo e qualche volta anticipando le richieste del mercato. I consumatori apprezzano i risultati dei nostri investimenti, sia quando si traducono in un nuovo prodotto, sia quando migliorano un prodotto già esistente. In Henkel l’innovazione non è solo ricerca e sviluppo, ma significa anche lavorare negli stabilimenti per aumentare l’efficienza degli impianti, la qualità e la sicurezza dei lavoratori, e rivedere costantemente le funzioni e i processi interni per essere più veloci ed efficaci nelle relazioni con i clienti, i partner e i fornitori”.
Come si chiuderà l’anno in termini di risultati?
“L’andamento di Henkel è nel complesso soddisfacente, risentiamo ovviamente delle incertezze del quadro economico tanto globale quanto locale. Per quanto riguarda l’Italia, nel terzo trimestre il fatturato è cresciuto, i risultati sono stati particolarmente buoni per la divisione Consumer Brands. Anche Adhesive Technologies è cresciuta, ma ha scontato il rallentamento di alcuni settori industriali. L’azienda ha rivisto al rialzo le previsioni per l’anno fiscale 2023 a livello globale”.
A ottobre presso la Fondazione Riccardo Catella di Milano si è tenuta la mostra “90 volte Henkel: la rivoluzione quotidiana”, qual è stato il responso dei visitatori?
“La mostra ha avuto un grande successo, è stata l’occasione per festeggiare i primi 90 anni di Henkel Italia incontrando tanti ospiti, clienti e partner. Oltre 1.500 persone hanno visitato l’esposizione nel week-end di apertura al pubblico. Siamo orgogliosi del fatto che l’azienda e i suoi marchi sono oggi parte della storia del nostro Paese, abbiamo visto le persone riconoscersi nei prodotti e nelle campagne pubblicitarie che hanno accompagnato tre generazioni. Devo davvero ringraziare i dipendenti e collaboratori che in questi nove decenni hanno contribuito a far crescere l’azienda con passione, competenza e determinazione”.
Che cosa significa per Henkel Italia essere sostenibile?
“La sostenibilità è parte integrante del nostro modo di fare impresa, è la lezione più importante del nostro fondatore Fritz Henkel che oggi continua a vivere nel purpose “Pioneers at heart for the good of generations”, pionieri nel cuore per il bene di intere generazioni. Vogliamo migliorare il presente, non solo per noi stessi, ma anche e soprattutto per le generazioni che verranno. L’impronta carbonica di Henkel è legata per oltre il 70% ai prodotti, in particolare al loro uso e allo smaltimento delle confezioni. Il nostro impegno è innanzitutto sulle formule per usare il più possibile materie prime da fonti rinnovabili e offrire pari o migliori prestazioni con un minor consumo di energia e acqua. Per quanto riguarda il packaging, i traguardi da raggiungere sono chiari e ambiziosi: entro il 2025 avremo il 100% di confezioni riciclabili o riusabili (oggi siamo all’87%) e ridurremo del 50% l’impiego di plastica ottenuta da fonti fossili, aumentando in misura significativa la quota di plastica riciclata.
Mi permetta però di sottolineare che tutti questi investimenti non servono a nulla se le persone non usano correttamente i nostri prodotti, ad esempio sovradosano il detersivo o fanno male la raccolta differenziata. La sensibilizzazione è un’area su cui vogliamo continuare a lavorare, anche stabilendo partnership virtuose, perché la sostenibilità passa senza dubbio da una migliore informazione. Proprio questa è una delle ragioni per cui siamo partner di Prospettiva Terra, il progetto no profit che vuole affrontare il problema del riscaldamento globale mettendo insieme ricerca scientifica, innovazione e comunicazione. La prima iniziativa che abbiamo presentato è un sistema di monitoraggio ambientale: collocheremo 300 sensori sugli alberi del parco urbano BAM a Milano. L’obiettivo è misurare e rendere visibili i benefici delle piante in termini di assorbimento della CO2 e degli inquinanti atmosferici, mettendo a disposizione dei cittadini i dati raccolti in un formato semplice e immediato da comprendere.
Quali sono i tratti salienti del vostro bilancio di sostenibilità?
“Pubblichiamo il Rapporto per lo Sviluppo sostenibile dal 1992, ben prima che la parola “sostenibilità” diventasse di moda. In questo documento raccontiamo la nostra strategia, spieghiamo gli obiettivi che vogliamo raggiungere e rendicontiamo tutti i progressi fatti anno dopo anno. Il Rapporto ci aiuta a tenere traccia delle sfide che stiamo affrontando in termini di sostenibilità ambientale, per cui puntiamo a diventare “climate positive” entro il 2030 e accelerare l’economia circolare, sostenibilità sociale, con le iniziative finalizzate alla promozione dell’inclusione, al progresso e al benessere delle comunità in cui siamo presenti, e anche sostenibilità economica, dimensione fondamentale per costruire relazioni di valore con tutti i nostri partner e interlocutori”.
Il gruppo come declina la digitalizzazione e con quali scopi?
“Abbiamo avviato da alcuni anni un percorso di transizione digitale e oggi abbiamo un’organizzazione dedicata – Henkel dx – che agisce da catalizzatore di nuove tecnologie, modelli di business ed ecosistemi digitali. Non è un’unità separata perché la digitalizzazione non è qualcosa che può essere calato dall’alto o aggiunto a un processo o un prodotto. La consideriamo piuttosto come la trasformazione e l’innovazione della nostra organizzazione e delle attività di ogni giorno, imparando ad esempio a usare meglio le piattaforme per interagire con clienti e consumatori, adottare le metodologie Agile e lean manufacturing per ottimizzare i processi, cogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale. In questo percorso, la formazione è essenziale: per questo abbiamo ampliato il programma Digital Upskilling con cui vogliamo migliorare le competenze digitali dei dipendenti a tutti i livelli”.
L’uomo in ammollo del celebre spot pare un antesignano della parità di genere tra le mura domestiche. Cosa fa Henkel per contrastare il gender gap?
“Inclusione e parità di genere sono per Henkel – per me in prima persona – temi imprescindibili, in azienda non tolleriamo alcuna forma di discriminazione. Già nel 2009 in Italia abbiamo sottoscritto la Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro, più recentemente il Manifesto per l’Occupazione femminile di ValoreD e il patto Zero Gender Gap del Women’s Forum G20 Italy. Oggi abbiamo il 39% di donne manager e puntiamo all’effettiva parità entro il 2025. Siamo molto attenti nella fase di selezione, abbiamo sempre il 50% di candidati uomini e il 50% di donne. Alla fine è la persona con le giuste competenze, attitudini ed esperienza ad avere il posto, ma donne e uomini hanno le stesse opportunità, in un’ottica di vera equità.
Abbiamo poi diverse misure a sostegno della genitorialità, dal congedo di paternità esteso a strumenti di formazione dedicati. Siamo convinti che il gender gap e, in generale, ogni altra discriminazione si debba vincere anche facendo cadere tutti gli stereotipi, le barriere culturali e linguistiche: per questo abbiamo un programma di sensibilizzazione dei dipendenti – si chiama diversaMENTE – con cui condividiamo riflessioni e spunti di miglioramento sui vari temi dell’inclusione”.
Quali sono le figure professionali più difficili da reperire? Che cosa fa Henkel per avvicinare le nuove generazioni alla scienza?
“La transizione energetica e digitale ha bisogno di competenze specifiche, che spesso è difficile reperire sul mercato del lavoro. Dobbiamo incoraggiare i più giovani a intraprendere percorsi di studio e carriera orientati alle discipline STEM: stiamo dando il nostro contributo con Ricercamondo, l’iniziativa che dal 2011 (2016 in Italia) portiamo nelle scuole primarie per avvicinare le bambine e i bambini alla scienza, accendendo in loro la passione per la ricerca”.
Molti giovani ritengono prioritario lo smart working, qual è l’approccio di Henkel Italia su questa tematica?
“In Henkel il lavoro agile esiste dal 2009, lo strumento è stato ampliato negli anni fino alla pandemia, che ci ha costretto a lavorare esclusivamente da casa. Oggi abbiamo trovato un equilibrio tra la flessibilità che i dipendenti chiedono e l’importanza di vivere la socialità dell’ufficio, che stimola la collaborazione e l’innovazione. Siamo in sede per il 60% del nostro tempo, nel restante 40% ciascuno si può organizzare da remoto a seconda delle proprie esigenze e preferenze”.
Cosa deve fare un ragazzo che vuole lavorare nel suo gruppo?
“Il punto di ingresso per chi vuole lavorare in Henkel è il nostro sito, dove ci sono tutte le informazioni sulle posizioni aperte e le modalità per inviare la candidatura. Cerchiamo persone pronte a lasciare il segno, che abbiano le competenze e soprattutto il coraggio e la passione per contribuire al successo dell’azienda, ma anche alla costruzione di un futuro più sostenibile e inclusivo”.
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