Esteri

Guerra in Medio Oriente

Ho visto per intero i 47 minuti di video dell’eccidio di Hamas

Il filmato mostrato dal portavoce dell’esercito israeliano. Non si può pubblicare: ve lo racconto

Hamas terrorismo

Il 19 novembre 2023 è stato un giorno di pioggia in Israele, grigio come non se ne vedevano da anni. Il vento era freddo, le nuvole basse e del sole, che generalmente illumina di calore il Medioriente, non ce n’era traccia.

Un giorno che, per quanto strano, si è presentato come giusta cornice di uno degli eventi più tragici che mi sono mai capitati, questo perché proprio quel 19 novembre il portavoce dell’esercito ha convocato la stampa israeliana per vedere i quarantasette minuti di filmato che riguardano l’attacco terroristico subito dai kibbutz, dai villaggi di frontiera e dalla città di Sderot.

Entrato nella sala ancora illuminata, mi sono subito reso conto che gli altri giornalisti mi guardavano con sospetto.

Per loro ero uno sconosciuto, uno sconosciuto in un luogo protetto.

E avevano ragione.

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Io sono uno sconosciuto all’interno della comunità dei giornalisti di cui faccio parte per il semplice motivo che non lavoro nell’ambito dell’informazione israeliana. La missione che mi sono dato, come un Don Chisciotte di serie B pieno di sentimenti e utopia, e quella di far arrivare qualche pezzo di verità in Italia e in italiano a un pubblico distratto. Un pubblico confuso da un’informazione distorta dove a volte l’ideologia supera, e ce ne vuole, l’ignoranza di chi si occupa di Medioriente. Un pubblico distratto al quale arrivano informazioni distorte a dovere, basta sapere quello che succede all’interno della maggior parte delle redazioni quando si parla di Israele o di Medioriente.

Un pubblico all’interno del quale, maschere di antisionismo a parte, si sono sempre nascoste le varie correnti dell’antisemitismo. Correnti trasversali che vanno da sinistra a destra e viceversa passando per tutti i centri possibili, per tutte le fasce sociali. Un antisemitismo ormai senza vergogna che nel momento in cui il popolo di Israele, in patria e nella diaspora, è stato colpito nel modo più crudele, perché le vittime erano civili, ha fatto vedere la sua faccia peggiore. Antisemitismo mascherato da antisionismo, dicevo, che la presenza islamica nel Belpaese ha sdoganato e fatto uscire allo scoperto.

Vi fermo subito: con questo non voglio dire che tutti gli islamici siano antisemiti nei confronti degli ebrei o peggio terroristi, ci mancherebbe. Rimane però che la voce di queste brave persone non si sente mai, qualunque attentato di matrice islamica avvenga nel mondo non riceve da loro alcuna stigmatizzazione e i commenti che arrivano sono sempre anonimi e in sordina. Segno che le brave persone che vivono in seno alle comunità islamiche non parlano per paura di ritorsioni. Una paura che credevano di aver lasciato nei loro luoghi di origine ma che hanno ritrovato, forse in maniera ancora più violenta, nelle città occidentali diventate ormai terra di frontiera.

La mia controinformazione, il mio racconto di ciò che realmente succede in seno a certe società non più lontane ma diventate vicine di casa, le mie corse sul cavallo immaginario, le faccio da anni, si riducono nel mostrare le prove, fotografie, interviste e video filmati di nascosto, a tutti coloro che hanno voglia di informarsi. Anche a coloro che non si fanno venire dubbi neanche davanti all’evidenza, soprattutto a coloro che non si fanno mai venire dubbi e vivono con delle certezze che potrebbero presto ritorcersi contro.

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Tutto questo però valeva fino al 7 ottobre 2023, ma da quella data in poi ciò che per me era una missione è diventata un dovere, un dovere sacro. Un dovere che va oltre l’antisemitismo latente, palese e violento, ma sempre presente. Un dovere sia nei confronti di Israele sia, e soprattutto, nei confronti delle comunità ebraiche di tutto il mondo.

In Europa in particolare.

Il video che il portavoce dell’esercito israeliano ci ha mostrato si intitola “Hamas Massacre”, quello che abbiamo visto è la quarta versione della raccolta delle immagini filmate dagli stessi terroristi con le loro bodycam e con i cellulari, dai video registrati dalla polizia israeliana durante le perlustrazioni e ritrovamento dei cadaveri e dalle fotografie scattate da coloro che si sono presi cura di ciò che rimaneva dei corpi straziati e bruciati al punto da renderli irriconoscibili.

Video e fotografie che la storia aggiungerà a quelle che sono arrivate a noi dai pogrom e dalle deportazioni nei campi di sterminio.

Questa volta però, e questo è sotto gli occhi del mondo intero, gli ebrei si difendono e lo fanno anche se in troppi vorrebbero fermarli.

Non posso mostrare le immagini che ho visto, molte delle famiglie degli uccisi non hanno dato il permesso di pubblicazione anche se molti spezzoni sono finiti in rete, ma posso dire che il particolare che mi ha colpito è stata la partecipazione della popolazione civile di Gaza all’interno del territorio israeliano dove è stata fatta razzia nelle case occupate, video a prova di questo ce ne sono a decine, e nei festeggiamenti con distribuzione di dolci e caramelle in ogni luogo della Striscia.

Dolci e caramelle mentre i bambini venivano uccisi, bruciati forse vivi, e le nostre donne stuprate in gruppo prima di essere finite con un colpo alla testa.

Dolci e caramelle mentre dei giovani che avevano l’unica colpa di volersi divertire venivano falciati dalle mitragliatrici montate sui pianali dei fuoristrada Toyota bianchi dai terroristi palestinesi.

Dolci e caramelle distribuiti e al ritmo di Allah Akbar pur sapendo che nel giro di qualche giorno la risposta israeliana avrebbe distrutto per sempre la loro esistenza e che li avrebbe portati a vivere in tenore di vita peggiore di quello che avevano sotto il dominio egiziano precedente il 1967.

Nella quarta versione del filmato, è molto probabile che in futuro verrà integrato con altri clip che i servizi di informazione stanno raccogliendo, si vedono 138 corpi, il 10% circa del totale, in gran parte carbonizzati. E si vedono anche i visi dei terroristi fieri del massacro con occhi spiritati. Come i soldati nazisti durante la Seconda Guerra mondiale, erano sicuramente drogati.

Michael Sfaradi, 20 novembre 2023

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