I fasciocomunisti

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Il M5S, con la volenterosa collaborazione del Pd, sta distruggendo ciò che resta della democrazia liberale italiana. L’abolizione della prescrizione, che andrà in vigore dal primo giorno del 2020, trasforma la sacrosanta presunzione di innocenza in presunzione di colpevolezza. “Siamo tutti sospettati” dice il senatore grillino Nicola Morra che ricopre l’incarico di presidente della Commissione parlamentare antimafia e potrebbe diventare ministro dell’Istruzione dopo le dimissioni del già imbarazzante Lorenzo Fioramonti. Il cerchio così si chiude e l’istruzione monopolista diventa a tutti gli effetti religione di statalismo. Con la fine della prescrizione si realizza il sogno dei giustizialisti e si chiude di nuovo il cerchio: la nascita della democrazia giudiziaria basata sul processo senza fine.

Il potere legislativo o rappresentativo non è in grado di opporsi al potere giudiziario in chiave governativa esercitato dal M5S e dal ministro Bonafede. Il taglio dei parlamentari, voluto dai grillini e da quasi tutti gli altri partiti che si sono trasformati in tanto volenterosi quanto idioti carnefici di sé stessi, è in realtà un taglio del Parlamento. “Ora tocca al vincolo di mandato” ha detto il grillino viceministro Buffagni e così il Parlamento sarebbe trasformato in una caserma o nella Piattaforma Rousseau. Il cerchio si chiude anche qui: l programma informatico di ingegneria sociale della Casaleggio & Associati prende forma.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, studioso e ammiratore di Togliatti, ha detto che all’Italia “serve più Stato”. Non ci sono soldi neanche per piangere, ma non è poi questo gran problema perché tanto a piangere non è lo Stato bensì i contribuenti che se non contribuiscono sono, citando Morra, sospettati, quindi processati all’infinito fino a quando potranno essere ammanettati in via definitiva dopo essere stati arrestati in via cautelare. Più Stato significa che i cittadini, anche se hanno l’illusione di essere al sicuro, sono in realtà più soli e più deboli e, all’occasione, anche schiacciati come pidocchi, come diceva il venerato maestro del Migliore. Le garanzie costituzionali della ex Costituzione più bella del mondo non garantiscono più niente e più nessuno.

Ma come funziona la testa di coloro che vedono nello Stato la soluzione di ogni problema, dall’economia al clima? Così: ritengono che lo Stato sia utile e buono fino a quando loro sono al potere e che diventi dannoso e malvagio quando al potere ci sono gli altri. La lotta politica italiana diventa in tal modo una battaglia perenne tra bande che hanno per scopo la conquista del potere per renderlo illimitato e darlo sulla testa degli altri. Accade così che, a causa di questa diffusissima cultura illiberale di fondo, non sia il potere a corrompere i partiti, l’ordine giudiziario e gli stessi italiani ma, all’inverso, son proprio i partiti, la magistratura e gli stessi italiani a corrompere il potere nel quale vedono inutilmente e paganamente la salvezza.

La cultura politica italiana prevalente è quella dell’individualismo statalista o del fasciocomunismo. Gli attuali governanti, che in ogni stormir di fronda vedono un pericoloso fascista, sono dei fasciocomunisti. Non me ne voglia il mio amico Antonio Pennacchi se, dal titolo del suo bel romanzo autobiografico, gli rubo la definizione. Ma tant’è, non si potrebbe dir meglio.

Giancristiano Desiderio, 27 dicembre 2019

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