Esteri

I francesi hanno scelto il poliziotto (e c’è da capirli)

La colletta per l’agente che ha ucciso Nahel raccoglie più fondi che quella per il giovane ucciso. L’opinione pubblica ha scelto

francia polizia Nahel

In Francia la sinistra, fedele alla sua vocazione autoritaria, vuole proibire la raccolta di firme per il poliziotto che ha sparato al giovane delle banlieu, uccidendolo, raccolta promossa dal politico di estrema destra Jean Messiah, contiguo al leader revanscista Eric Zemmour capo di Reconquete. Si arriva al parossistico di demonizzare la piattaforma GoFoundMe che è mero veicolo: in questo caso la neutralità strumentale della tecnologia non attecchisce perché non fa comodo. Ma possiamo per un attimo astrarci dalle sciocche polemiche ideologiche, per provare a vedere le cose per quelle che sono, in modo spassionato e se vi pare cinico?

La Francia è sotto il tallone di una integrazione mai integrata, mai nemmeno cominciata. Decenni di tolleranza insensata e interessata da sinistra hanno portato all’unico risultato possibile, la guerra civile e religiosa perché, anche se i caballeros della rivoluzione a tout prix lo negano, qui l’Islam catafratto gioca un ruolo cruciale; il resto lo fa la sciagurata politica tutta diritti e niente doveri, l’integrazione inversa degli indigeni verso gli allogeni, la sopportazione ad ogni crescente provocazione, con la conseguente inevitabile certezza dagli accolti di potere tutto, fino alla sovversione. Non da oggi, Parigi e la Francia, come il Belgio confinante, dove non a caso le rivolte si sono subito allargate, annaspa e non da oggi si fa finta di niente.

C’è una Unione Europea che ab urbe condita vara trattati, brindisi, ma sotto sotto fa il gioco delle tre carte dice: arrangiatevi e chi ha più forza ne approfitti. Ne hanno approfittato tedeschi e francesi, ma neppure loro potevano salvarsi dal cortocircuito sociale ed etnico, anche dirottandolo il più possibile sui paesi deboli, sull’Italia mediterranea e levantina. In Francia c’è una immigrazione mai adattata, rimasta tale, crescita a delinquenza rivendicativa nei miti dei rapper criminali, supportata dall’autodafè di stampo woke che può non sembrare ma è micidiale. Ad andarci di mezzo sono i nessuno stretti tra i furori incrociati, compressi sopra una prateria che prende fuoco.

E prende fuoco: la polizia dei fantaccini, spediti al fronte, non ne può più di fare da bersaglio fisso o mobile senza reagire, come in Italia, come ovunque; e i virgulti della integrazione mancata, del multiculturalismo fallito si sentono a loro volta aggrediti, crescono nella sindrome dell’accerchiamento e si incattiviscono come le gang di Chicago, tanto più che sbando chiama sbando, sovversione chiama sovversione che si struttura per bande, in modo verticistico e spietato.

Accade così che un diciassettenne con precedenti non si fermi allo stop del posto di blocco e la polizia reagisca cattiva, spara, ammazza. Reazione fuori dalle righe, dalle regole, dalla logica ma da inserire in un quadro di totale confusione dove niente più funziona, niente più tiene, il “si salvi chi può” dove nessuno si salva. Le risposte hanno del demenziale da ogni provenienza: da una parte quelli che invocano a caso la pena di morte, le punizioni corporali sul posto, la giustizia sommaria, dall’altra gli invasati che ad una immigrazione perenne, che si sente tale anche dopo tre o quattro generazioni, vorrebbero rispondere col disarmo unilaterale delle forze dell’ordine.

Di sicuro, di non contestabile c’è che alla morte di uno di origini africane si scatenano polemiche, movimenti politici, il Black Lives Matter formato esportazione, con le conseguenti ipocrisie, i marxismi di risacca, gli affarismi ladroneschi: la rivolta dopo la morte del giovane Nehel si è risolta nel solito assalto ai forni, il saccheggio dei negozi di elettronica, dei nuovi feticci tecnologici con la scusa della rivolta sociale e della rivoluzione degli Uguali come ai tempi di Babeuf e Buonarroti. Quando invece cade un poliziotto in servizio, il disinteresse è quasi totale e c’è chi dice: uno di meno, e festeggia sui social.

Fino agli eccessi deliranti del Regno Unito, dove la lobby gender pretende, e ottiene, di far rimuovere dalle divise dei gendarmi la bandiera dell’Union Jack bordata di blu in segno di cordoglio per i colleghi caduti. Poi qualche lettore imbecille crede di provocarmi chiedendo a me di spiegare come mai, ma non c’è alcuna spiegazione logica, almeno in apparenza. La spiegazione politica è invece di quelle sgradite ai lettori imbecilli e cioè che la lobby gender è contigua alla sinistra casinista per la quale un poliziotto buono è solo un poliziotto morto.

Le cose stanno come stanno e analizzarle col lanternino delle opposte ideologie serve a niente. Le cose stanno che, la si metta come si vuole, la colletta per l’agente che ha sparato, subito spedito in galera e maledetto da Macron, che ha infinite e drammatiche responsabilità in senso politico, ha raggiunto il milione di euro, quella per la vittima solo duecentomila e nessuno ha forzato nessuno, sono moti spontanei che o ci sono o non ci sono. L’opinione pubblica ha scelto, la sua distribuzione è chiara e sta nella misura dei 5 contro 1. Basta a dire che il giovane Nahel se l’è cercata? No, non basta, assolutamente, ma quello che la pubblica opinione sente è che qualcosa non torna nel vittimismo passivo aggressivo della sinistra.

Per approfondire

Che quel continuo ossessivo battere sui tasti della povertà sociale, delle banlieu organizzate dai ricchi, non regge più. Anche perché se non li si accoglie questi migranti perenni ci si dimostra razzisti; se li prendi, li coccoli, gli dai ogni diritto e nessun dovere, non basta e resti razzista. Invece tra i doveri sta quello della educazione o rieducazione civile. La destra sarà becera nel suo eterno grido legge e ordine, spesso ipocrita, ma la sinistra è cialtronesca e bugiarda, è irresponsabile, le sue ricette sono fallimentari su tutto: accoglienza, energia, clima, gestione del territorio, organizzazione sociale. Dove comanda, la sinistra crea sfaceli e poi vara nuove leggi, tonnellate di leggi sapendo che non verranno applicate: e un po’ per cattiva voglia e un po’ per impossibilità, risultando quell’immane corpus giuridico per lo più contraddittorio e confliggente al suo interno.

Dietro il fallimento della colletta per la vittima e il successo di quella del poliziotto che ha creato la vittima c’è poco calcolo e molta paura, c’è l’elementare bisogno di razionalità sociale, di una sicurezza elementare che in Francia, come in tutta Europa, è stata spazzata via e senza una ragione plausibile: si è voluta imporre, anche per effetto delle politiche comunitarie, una visione allucinante, il migrante che ha sempre ragione, anche quando stupra e ammazza, che è sempre vittima e il povero cristo di ringhiera o di metropolitana responsabile, per via ereditaria, di colonialismi e di sfruttamenti più asseriti che storicamente sostenibili.

Ma la élite che guida questi processi di autocolpevolezza ne resta fuori, si blinda e insiste nel predicare e nello sbagliare. La gente francese si è schierata col poliziotto non perché sia naturalmente assassina ma perché ne coglie o crede di coglierne il disagio e l’impossibile vivere che è anche il suo; e se non va tanto per il sottile sul giovane Nahel è solo perché questo le resta come il simbolo, e se vogliamo il martire, di una catena di errori colossali e non risolvibili. E non interessa, come deve interessare, a questa gente sconvolta e umiliata il calcolo dei voti, l’asse del potere che in patria come in Europa si sposta a destra, nell’estrema destra, questi sono giochi di potere, giochi di politici nella bolla europeista che hanno perso ogni contatto col mondo reale.

Macron è suonato, oscilla, vorrebbe adottare l’unica soluzione possibile, il coprifuoco di stampo autoritario ma non lo fa perché è una misura di destra che gli nuoce in prospettiva populista, elettorale. Mentre quando c’era da rinchiudere il paese davanti a un virus che circolava qualunque non ha esitato un attimo, confidando che la stessa misura gli avrebbe portato voti.

Max Del Papa, 4 luglio 2023

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it

LA RIPARTENZA SI AVVICINA!

SEDUTE SATIRICHE

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli