Giustizia

I giudici tifano Ong, ma vogliono l’immunità dalle critiche

La giudice di Catania supportava Ong e centri sociali sui social. Si scatena il polverone a livello politico

Ritornano al centro dello scontro politico i rapporti tra governo e magistratura. Questa volta è la sentenza di una giudice di Catania, Iolanda Apostolico, che pochi giorni fa non ha convalidato il fermo di quattro migranti, sulla base del fatto che il trattenimento dei richiedenti asilo da Paesi sicuri confliggerebbe con la normativa comunitaria. Da qui, è stata ritenuta illegittima anche la relativa cauzione di 5mila euro per rimanere in libertà.

Migranti, la sentenza di Catania

Uno smacco per l’esecutivo Meloni, che comunque ha già annunciato di voler impugnare il provvedimento. È stato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ad annunciare la volontà di procedere dinanzi alla Corte di Cassazione per valutare la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento. E ancora, non è mancato il commento di Matteo Salvini, il quale ha già auspicato una “profonda riforma della giustizia”, facendo trapelare il fatto che si tratti di una sentenza con venature politiche.

Uno dei quattro migranti interpellati nel provvedimento del giudice di Catania è poi un uomo tunisino, già precedenza colpito dal decreto di espulsione. Eppure, ora, lasciato in completo stato di libertà. Una situazione a dir poco intricata, su cui però Giorgia Meloni non ha voluto utilizzare mezzi termini, definendosi “allibita” dal contenuto e dalle motivazioni dedotte nel testo dalla Apostolico.

Scontro governo-giudici

E qui ci sono due aspetti analizzare. Il primo: il governo non può interferire in alcun modo nella sentenza di Catania, esistendo i mezzi di impugnazione necessari per ribaltare la sentenza. Insomma, il commento del Presidente del Consiglio potrebbe essere uno scivolone, una ‘caduta di stile’, un errore comunicativo, che rischia di polarizzare ancor di più il difficile rapporto tra esecutivo e magistratura. Da qui, è lo stesso giudice di Catania ad aver avuto gioco facile. In una nota depositata all’Ansa, ha affermato di volersi sottrarre dagli attacchi, affermando di non voler trasformare “una questione giuridica in una personale“. E qui arriviamo al secondo punto da analizzare.

Per approfondire:

Nelle scorse ore, è stato Il Giornale a scavare nel passato di Iolanda Apostolico. Guarda caso, si scopre che la giudice ha partecipato a petizioni per chiedere la sfiducia dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. O ancora, ha postato immagini di bandiere rosse e definito gli sbrchi “scene di deportazione moderna”. Ancora, sui social segue numerosissimi profili di centri sociali, quali NO Muos, No Borders, Potere al Popolo e Open Arms. Insomma, uno scenario ben diverso rispetto alla presentazione che Repubblica aveva fatto pochi giorni fa, individuando la Apostolico come un “cane sciolto, mai iscritta a correnti”.

Da qui, sorge il grande interrogativo presentato dal giornalista Marco Zucchetti, sulle colonne de Il Giornale: “Normale che un giudice decida su una causa che da anni lo vede pubblicamente esposto?”. Da qui, la risposte è ovviamente negativa. Eppure, la magistratura riparte all’attacco. Questa volta contro i giornalisti. “Anziché percorrere la strada delle impugnazioni, si preferisce la strada dell’aggressione nei confronti della giudice di Catania, scavando nella sua vita privata per capire quali siano i suoi orientamenti personali, e questi sono comportamenti non degni di una democrazia”, ha dichiarato all’Ansa Eugenio Albamonte, l’ex segretario di Area, dopo il polverone scatenato intorno ai post social di Iolanda Apostolico.

Insomma, ora la magistratura tifa anche per l’immunità dalle critiche, nonostante provengano da giornalisti che semplicemente esercitano il proprio lavoro. Rimane però evidente l’esistenza di un conflitto di interessi: un giudice che supporta a spada tratta le Ong e l’immigrazione no border, che emana una sentenza su una questione migratoria, disapplicando nei fatti provvedimenti di un governo di colore politico opposto. E a quel punto, all’elettore di centrodestra, il dubbio che si tratti di una sentenza politicamente orientata viene.

Matteo Milanesi, 3 ottobre 2023