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I lunghi giorni della Artic Sea

Una storia di misteri, intrighi e spionaggio: un cargo scompare nelle nebbie dell’Atlantico. Cosa è successo?

In occasione della pubblicazione su Amazon della nuova edizione del Romanzo “I lunghi giorni della Arctic Sea” di Michael Sfaradi, Vincitore del Premio Letterario Res Aulica di Bologna 2016 come miglior thriller del 2015, ripubblichiamo una recensione che Nicola Porro fece su questo romanzo, a pag.27 de IlGiornale nel numero uscito il 1 settembre 2019 con il titolo: “Michael Sfaradi un «giallo» da maestro”. 


Riprendiamo questa rubrica dopo la pausa estiva, con una piccola confessione. Uno dei collaboratori, così sveliamo subito il conflitto di interessi, del sito nicolaporro.it si chiama Michael Sfaradi. Giornalista appassionato di cose estere, in particolare israeliane, scrive pezzi da Gerusalemme e Tel Aviv con quel punto di vista che tradizionalmente non leggete sulla grande stampa italiana.

Non vorremmo essere irrispettosi, ma chi si è abbeverato alle note di Dan Segre, proprio su queste pagine, ritrova nella verve e nel taglio di Sfaradi quello stesso spirito. Mai e poi mai avrei pensato che la sua penna avrebbe potuto essere così coinvolgente anche in un romanzo, in un giallo, in una ricostruzione romanzata ma verosimile del caso Arctic Sea.

I lunghi giorni della Arctic Sea è un romanzo di più di trecento pagine. Favoloso. Non vi riuscirete a distrarre. Se riuscite, è stato scritto quattro anni fa, compratelo, rimediatelo. (Su Amazon la nuova edizione).

Tutto parte da una storia di cronaca. Una delle tante che avrete distrattamente letto sui giornali, per poi dimenticare dopo poco. Nell’estate del 2009, nelle nebbie dell’Atlantico scompare un cargo partito dalla Finlandia, con armatore russo, destinazione Medio Oriente e con un carico di legname. Viene poi ritrovato con i suoi quindici uomini di equipaggio rintontiti, dopo settimane, al largo di Capo Verde.

È chiaro a tutti che è successo qualcosa che non sapremo mai. Così come appare chiaro a tutti che non potesse, quel cargo, trasportare solo legname. La tesi di alcuni, anche all’epoca, è che trasportasse armi all’Iran, di fabbricazione russa.

Intorno a questa ipotesi Sfaradi costruisce una trama mozzafiato. In cui il Mossad opera silenziosamente e pericolosamente partendo da un funzionario coperto dell’ambasciata di Helsinki. Dentro c’è tutto: il funzionamento del più importante ed efficace servizio segreto al mondo, le sue rivalità a Gerusalemme. Ci sono i nuovi, veri, rapporti geopolitici intorno all’Iran, fiancheggiato dai russi e corteggiato dagli americani.

C’è la bomba, quella nucleare, e la dottrina israeliana per cui nessuna bomba debba essere costruita nelle sue vicinanze. E poi il mare, e i sommergibili, e l’avventura.

È un romanzo bellissimo, scritto bene, veloce, pieno di notizie e scenari. È una Fauda, la straordinaria serie Netflix che racconta intifada e terrorismo dal punto di vista israeliano, sotto forma di scrittura.

Anzi possiamo dire che la anticipa: è quell’aria là, quello scenario, quel modo di raccontare, quei personaggi, che Sfaradi tratteggia con grande sapienza. Leggetelo. Vi piacerà. «I lunghi giorni della Arctic Sea» scritto dal giornalista israeliano Michael Sfaradi.

Nicola Porro, 3 febbraio 2024

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