Rassegna Stampa del Cameo

Il Coronavirus fa traballare il regime comunista

A caso prendo un giornale di metà gennaio 2020 e leggo, così alla rinfusa: 1) Monica Bellucci annulla la sua partecipazione a Sanremo. 2) Il misterioso virus cinese potrebbe trasmettersi da uomo a uomo (già 15 morti). OMS convoca una riunione di emergenza. 3) Assolto il vigile urbano di Sanremo che timbrava il cartellino in mutande.

Venti giorni dopo, sullo stesso quotidiano leggo: 1) Il Festival di Sanremo è finito con il successo di Achille Lauro (non è parente del celebre comandante napoletano: scambiava voti con scarpe, la sinistra prima del voto, la destra dopo i risultati). 2) L’Oscar è andato a sorpresa a un film sudcoreano (Parasite) che ha un Morandi nella colonna sonora. 3) I morti in Cina per coronavirus sono diventati circa 100 volte tanto. Secondo gli scienziati abbiamo una sola certezza: tutto è nato nei mercati degli animali vivi (non sappiamo quali animali). Si dice perché non chiuderli? Impossibile, la struttura agricola-alimentare della Cina si basa da sempre su questo modello, e gli agricoltori sono 500 milioni (sic!), gli abitanti dell’Europa. Le strategie in Cina sono sempre state condizionate dai numeri. Altra certezza, si è diffuso per il colpevole ritardo (circa un mese) del Regime nazicomunista di Xi Jinping (non fingiamo di dimenticarlo).

Prendo il Corriere del Ticino di 100 anni fa (31 gennaio 1920) e leggo “Uscito il decreto governativo che vieta, con effetto immediato, tutte le feste danzanti come misura preventiva alla diffusione  dell’influenza epidemica in essere (era appena finita la “spagnola”, 25.000 morti nella piccola Svizzera).

Leggendo tutte queste notizie, per non so quale associazione di idee, mi è tornato alla mente un vecchio saggio (1971) del matematico Roberto Vacca dal titolo Il Medioevo prossimo venturo. In estrema sintesi, il professore ipotizzava una prossima regressione della civiltà, proiettata verso un mondo dominato dalla povertà e dalle malattie, quindi percorso da lotte selvagge per la sopravvivenza. Gran parte degli accademici lo liquidarono come parascientifico, collocandolo nel filone post catastrofistico, una specie di saga Mad Max de noaltri. A me invece piacque.

In realtà il ragionamento di Vacca si basava su rigorose analisi matematiche che confermavano come la civiltà umana si articolasse e si sviluppasse secondo fasi cicliche, che contengono pensieri, situazioni, atteggiamenti, secondo l’immortale principio “La storia ci insegna che la storia non ci insegna nulla”. Quello che Vacca non aveva previsto era l’altissima velocità alla quale il processo di sviluppo, in realtà degrado secondo i suoi calcoli, stava marciando.

In effetti, negli ultimi trent’anni (il periodo del CEO capitalism) abbiamo concentrato la ripetizione di eventi in passato durati secoli. Ne cito alcuni: il desiderio di piccole patrie, il ripudio di Regni o di Imperi globalizzati, la paura delle invasioni barbariche, la crescita dell’intolleranza, il terrore dell’estremismo religioso, la distruzione della famiglia e dei suoi valori, il ripudio della cultura come modalità di crescita (pochi leggono, tanti parlano, per cui siamo governati da ignoranti che si credono competenti). E ora è arrivato, per la terza volta, il virus asiatico, con tanto di untori e di monatti, con lazzaretti fatti in pochi giorni, spacciati per ospedali.

Che fare? La vista di Xi Jinping che indossa la mascherina e si sottopone ai protocolli sanitari immagino sia stata per lui politicamente imbarazzante. I cinesi più sprovveduti credevano che un Dio fosse esente dai virus degli umani. Costretti in questi anni al nazi-programma del riconoscimento facciale, si prendono una piccola vendetta, la mascherina coprente il viso restituisce loro la dignità della riservatezza, ridicolizzando l’algoritmo.

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