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Il lockdown sarà un’ammissione di fallimento

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Mi rivolgo a voi, cavalieri dell’apocalisse mediatica e sanitaria, miliziani del terrore televisivo e medico, apostoli del panico giornalistico ed epidemiologico, per comunicarvi una cosa semplice semplice: sappiate che il vento è cambiato.

Per mesi, spadroneggiando sui media e iniettando paura, avete dominato in lungo e in largo, creando una situazione (ne ho scritto qui ancora tre settimane fa) per cui una significativa maggioranza dei cittadini aveva finito per chiedere a gran voce lockdown, restrizioni, limitazioni. Solo una consistente minoranza di non garantiti, di autonomi, di lavoratori del settore privato, sembrava resistere: un po’ per convinzione e un po’ per necessità.

Mi pare che le cose siano significativamente cambiate. O meglio: proprio mentre un nuovo lockdown si prepara, proprio mentre – per certi versi – potreste rivendicare di aver avuto un’altra volta partita vinta, ovunque in Italia è cresciuta la consapevolezza che queste restrizioni scattino e scatteranno perché il governo e i suoi consulenti scientifici non sono stati in grado di fare il proprio dovere, perché hanno parlato anziché fare, hanno concionato in tv anziché dedicarsi a trasporti-scuole-terapie intensive.

Morale: scatteranno altre restrizioni e scatterà pure un lockdown, più prima che poi, e cercherete di presentarlo come inevitabile. Ma i cittadini, ormai, sanno che era invece evitabile, o almeno ritardabile, se aveste fatto ciò che dovevate.

Ma portiamoci avanti con il lavoro. Proverete a dirci, allargando le braccia, che tutta Europa è nelle stesse condizioni, dalla Francia alla Germania. C’è del vero, ma proprio qui sta il punto: è l’intero sistema continentale ad aver clamorosamente fallito. È la strategia del lockdown, da voi invocata ed esaltata, ad avere mancato tutti gli obiettivi: “comprare tempo” non ha fermato il virus, né vi ha reso più efficienti. Semmai, ha ammazzato l’economia.

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