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Il mio viaggio in Spagna al tempo del Covid

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Fino alle 23.30 del 30 luglio scorso, per due mesi mi sono chiesto: ma non starò facendo una ca…volata? Con il massimo della convinzione, fino a oggi 13 agosto, la risposta che mi do con granitica sicurezza è “no”. Assolutamente no, anzi. La mia settimana di vacanza a Formentera è nata con un fortissimo condizionamento causa andamento del Covid-19, fin dalle primissime ore. Tutto inizia perché il 26 febbraio scorso avevo preso dei biglietti aerei per poter andare a vedere la partita Lione-Juventus. Nei giorni alla vigilia del match eravamo in balia delle notizie sui cinesi dell’albergo Palatino e sul paziente zero o uno. Insomma, eravamo lontani dal lockdown e dalla pandemia ma la percezione che qualcosa di insolito potesse avvenire era forte. Inutile dire che il rischio di dover restare in Francia in quarantena in caso di positività di qualche passeggero del mio volo o altre situazioni simili mi aveva convinto a rinunciare alla partenza.

Con la mia compagna di viaggio, e non solo di viaggio, ci siamo detti (era il 25 febbraio eh…): spostiamo i voli e andiamo a Parigi. Quando? Beh, facciamo il 2 giugno, per quei giorni sarà tutto finito… E invece a fine maggio abbiamo deciso per un ulteriore slittamento della data della partenza. Con un costo iniziale molto contenuto e con la possibilità di scegliere gratuitamente altre date, ho optato per Ibiza con partenza il 30 luglio e ritorno il 6 agosto. A fine maggio pensavamo e speravamo che per fine luglio sarebbe tutto finito e che ci saremo lasciati alle spalle la maggior parte delle preoccupazioni riguardo al coronavirus. E invece, dall’inizio della fase 2, a metà maggio, in Italia tutti hanno una sola preoccupazione: quando arriva la seconda ondata? Strano che non sia stato proposto come oggetto di scommesse dai bookmaker inglesi.

Ma ritorniamo alla partenza per Ibiza con successivo spostamento in aliscafo verso Formentera e, una volta arrivati in porto, con il taxi verso la frequentatissima zona che ospita il nostro residence. Il giorno prima tramite “app” della compagnia di volo mi arriva il link che mi porta a un form da compilare e alla creazione di un “qr code” da stampare ed esibire all’arrivo a Ibiza, per il governo spagnolo. Nel form mi si chiedeva qualsiasi cosa: dati anagrafici ma anche meticolosa spiegazione dei posti visitati nelle ultime due settimane con relative condizioni di salute. Una lunga serie di domande grazie alle quali, in caso di esito positivo, alla fine si otteneva il via libera per entrare in Spagna. All’aeroporto di partenza in Italia (logicamente mezzo vuoto, se non di più, per essere un 30 luglio), ci danno da compilare una dichiarazione (una sola per due persone) nella quale in pratica ci chiedevano se era tutto ok e noi confermavamo sì che era tutto ok, per il governo italiano. Ma tanto… l’Italia la stai lasciando.

Al ritorno dalla Spagna, pensai, sarà diverso. Ci imbarchiamo per il decollo: tutti in mascherina, aereo mezzo vuoto, situazione di grande tranquillità. Atterraggio e sbarco, nessun problema, nessun assembramento. Ritiro bagaglio ai nastri: da soli. Usciamo dall’aeroporto, prendiamo un taxi direzione porto. A Ibiza (come tutta la Spagna) la mascherina è obbligatoria anche all’aperto e tutti la indossano. Ma tutti tutti. Ceniamo in zona porto, aspettiamo l’orario di partenza dell’aliscafo per Formentera e quindi ci imbarchiamo. Mezz’ora di traversata, all’aperto: tutti con la mascherina. Arriviamo a destinazione e per i successivi sette giorni la situazione è stata sempre la seguente: pochissime persone in giro, poche persone nei ristoranti (non è mai stato necessario prenotare… a Formentera, la prima settimana di agosto…), in spiaggia distanziamento rispettato da tutti (in Spagna è di un metro e mezzo) e tutti sempre e assolutamente con la mascherina indossata correttamente. Arriva il giorno della partenza per il ritorno in Italia: anche in questo caso abbiamo dovuto compilare qualche modulo? Niente, assolutamente niente. Siamo arrivati in aeroporto a Ibiza, abbiamo imbarcato i bagagli da stiva, abbiamo atteso l’orario del decollo (aereo mezzo vuoto, aeroporto mezzo vuoto… il 6 agosto) e siamo partiti. Arrivati in Italia siamo scesi dall’aereo, siamo andati ai nastri per i bagagli e siamo usciti per recuperare l’auto e tornare a casa. Nessun controllo, niente di niente.

Ma qual è la morale di questo racconto? Nessuna. O, almeno, non ancora nessuna. Dopo il ritorno da Ibiza abbiamo iniziato a sentire dai tg e a leggere dai giornali che sarà obbligatorio il tampone per tutti coloro che tornano dalla Spagna e da altre nazioni dove il contagio sta dando preoccupazioni. Ma per noi che oggi, 13 agosto, siamo potenzialmente in piena fase di esplosione post incubazione (come sappiamo può accadere dopo 7-11 giorni da un eventuale contatto con altri positivi) nessuna considerazione. Vabbè, ognuno ha i suoi tempi e forse per fine agosto il nostro governo affronterà come si deve anche la questione legata al ritorno in Italia dei turisti andati all’estero.

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