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La Disneyland che si è inventata l’Europa

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Sono passate due settimane dalle elezioni europee, a parte spostamenti che interessano solo gli studiosi di flussi elettorali, a livello complessivo, è successo quello previsto: forte arretramento di PPE e di PSE, miglioramento di Liberali e Verdi, aumento delle Destre. Ovvia la soluzione trovata dai due sconfitti per rimanere al potere: aggiungere i Liberali e forse i Verdi. Sarà un caravanserraglio ma la governabilità è assicurata. Continuerà così a governarci il “pilota automatico” dei “competenti” con il solito software BCE-Commissione-FMI, upgrade Grecia-Greta. D’altro canto, la piattaforma politica presentata dalla classe dominante europea ai loro popoli è sempre la stessa. Rimanere una semi potenza mondiale, leader assoluta nel commercio ma, in soldoni, fuori dai giochi della tecnologia e degli armamenti. Scegliere di essere semplicemente il mercato più ricco del mondo significa in prospettiva diventare una Disneyland museale. Premier provenienti da Hôtellerie & chef?

Il dilemma di noi europei è tutto qua: nel Grande Gioco 2.0 con chi stare? La storia e la logica direbbero che non si può non stare con l’America di Donald Trump, (con chi starà la Russia di Vladimir Putin?) visto che occorre o accettarne il dominio o combattere il nazicomunismo di Xi Jinping. L’Europa che si compiace (giustamente) dei suoi 70 anni di pace non racconta il prezzo che ha pagato (in politica nulla è gratis) a fronte di questa strategia suicida. Finge di non capire che la Terza Guerra Mondiale (hard), non ci sarà mai, solo perché è stata sostituita dalla Prima Guerra Mondiale (soft), già in corso.

Mi ha colpito uno studio della Rivista Evolution sullo scontro “culturale” fra due uccelli africani, il garrulo bicolore (Europa) e il drongo codaforcuta (Cina). Provo ad applicarlo alla politica. Sentenzia Evolution: “Un parassita, per definizione, impone un costo al proprio ospite. A volte, però, accade che l’ospite sia tollerante nei suoi confronti in quanto il parassita stesso può mitigare il danno perpetrato alle proprie vittime, aiutandole”. Un caso del genere è stato documentato dagli scienziati tra il drongo, che funge da sentinella del cibo “immagazzinato” da quel lavoratore accanito che è il  garrulo, segnalando la presenza di predatori terzi. A volte però sono segnali falsi, è proprio lui, il drongo il ladro delle prede del garrulo, anche se finge che sia stato un terzo. Ma il garrulo non è fesso. Sa che il ladro è il drongo, ma tace. Ha fatto quattro conti nel suo bilancio dare-avere. Ha concluso che gli conviene pagare una “tangente” al drongo, e così dedicare il tempo che avrebbe dovuto spendere al “controllo”, per produrre più “ricavi”. Dicono gli studiosi che il destino in prospettiva  del garrulo è segnato: se non trova una soluzione per passare dal parassitismo al mutualismo è destinato all’estinzione.

L’Europa è ancora ferma al giudizio (salottiero) di indecenza verso Donald Trump, lei è ancora innamorata dell’eleganza inutile di Barack Obama (politicamente un vuoto a perdere) senza rendersi conto che è in corso da anni una nuova guerra (soft) Occidente-Cina per il dominio del mondo. Per come è impostata sarà spietata, non si faranno prigionieri, solo schiavi, come ai tempi dell’URSS. Abbiamo permesso che la Cina, grazie a una globalizzazione selvaggia e al non rispetto delle regole sull’ambiente (sottoscrivere ma non rispettare è più criminale che non firmare), fosse profondamente integrata nell’economia occidentale. Così, a differenza di quella con i sovietici, una cortina di ferro con la Cina non danneggerebbe solo Pechino ma in particolare l’economia dell’Europa (Germania in primis) che ha investito miliardi e miliardi di euro per espandersi ad oriente.