“Gli affari sono la mia forma d’arte. Altri dipingono magnificamente o scrivono poesie. A me piace fare affari, preferibilmente grandi affari. È così che mi diverto”. Non è la frase motivazionale di un fuffaguru, ma un tweet pubblicato nel 2014 da Donald Trump. Ma badate bene: non si tratta di un post pescato a caso nel passato dell’attuale presidente americano, considerato che nelle scorse ore è stato rilanciato direttamente dalla Casa Bianca. Il riferimento è ovviamente ai dazi e al clima di tensione internazionale innescato dalla possibile guerra delle tariffe.
Il messaggio di Trump e della Casa Bianca è chiaro, limpido, cristallino: nessuno vuole il disastro globale, si tratta di una trattativa. In soldoni, l’amministrazione a stelle e strisce vuole ottenere qualcosa. E per ottenerlo si è affidata a una scelta muscolare. Ripescando quel tweet, gli Stati Uniti hanno di fatto scoperto le carte: non vogliamo fare la guerra, ma vogliamo raggiungere i nostri obiettivi. Questa la chiave di lettura anche in relazione allo stop dei dazi di 90 giorni annunciato da Trump, con la Casa Bianca pronta a rimarcare che il presidente “premierà” la mancanza di “ritorsioni” ai dazi: “Non fate ritorsioni e sarete ricompensati”.
La sospensione temporanea dei dazi reciproci nei confronti dei Paesi che hanno espresso la volontà di aprire trattative commerciali rappresenta indiscutibilmente un cambio di rotta, anche se resta in vigore una tariffa base del 10% per tutti. La Cina, invece, viene penalizzata con nuove tariffe fino al 125%, in risposta alle contromisure adottate da Pechino, che aveva annunciato dazi dell’84% sui prodotti statunitensi. L’annuncio ha avuto un impatto immediato sui mercati: dopo un periodo di forti oscillazioni, la Borsa di New York è tornata a salire. Parlando alla Casa Bianca, il presidente ha definito la propria strategia efficace “più rapidamente del previsto”, pur ammettendo che l’impatto iniziale aveva generato preoccupazione. Trump si è detto aperto a “intese eque con tutti i Paesi”, inclusa l’Unione Europea, e ha ipotizzato che anche Pechino voglia un accordo, ma sia frenata da orgoglio nazionale e dall’indecisione del presidente Xi.
La decisione sembra rispondere alle crescenti pressioni provenienti da ambienti economici e politici: dai Ceo della Silicon Valley e di Wall Street, ai grandi donatori del partito repubblicano, fino ai parlamentari preoccupati dal crollo dei mercati e dal crescente allarme sui titoli di Stato americani, la cui affidabilità come “bene rifugio” era stata messa in discussione. Il periodo di 90 giorni servirà quindi a favorire le trattative senza ulteriori scossoni sui mercati, anche se la tensione tra le due maggiori potenze economiche mondiali — Stati Uniti e Cina — resta elevata. Solo poche ore prima della svolta, Trump aveva ribadito con toni sprezzanti il proprio sostegno alla politica dei dazi durante la cena del Partito Repubblicano, arrivando persino a ironizzare su leader stranieri che, a suo dire, “farebbero qualsiasi cosa pur di arrivare a un accordo”.
Secondo quanto riportato da Politico, diversi governi che avevano espresso l’intenzione di negoziare attendono ancora una risposta formale da Washington. Persino il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, finora l’unico leader straniero ricevuto da Trump, è tornato a casa senza risultati concreti, nonostante avesse promesso di azzerare il disavanzo commerciale con gli Stati Uniti.
Trump, nel suo disegno per ottenere risultati, ha rilanciato la sua offensiva annunciando l’imposizione di “dazi importanti” sui prodotti farmaceutici, con l’obiettivo di riportare la produzione in patria e ridurre i prezzi. La misura, se attuata, potrebbe danneggiare anche Paesi come l’Italia, con un forte comparto farmaceutico e un’ampia quota di esportazioni verso gli Usa. L’intervento di Trump alla cena repubblicana aveva anche l’obiettivo di placare le tensioni interne sul tema delle tariffe e del bilancio federale. Alcuni falchi del partito stanno infatti minacciando di bloccare il disegno di legge al Senato, giudicando insufficienti i tagli alla spesa pubblica.
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Poco prima dell’annuncio, Trump aveva cercato di rassicurare Wall Street scrivendo su Truth: “State sereni! Andrà tutto per il meglio. Gli Stati Uniti saranno più grandi e migliori che mai! Questo è un ottimo momento per comprare!!!”. Nel frattempo, il suo segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha inviato due messaggi chiari. Il primo: Wall Street ha avuto enormi guadagni e può continuare a crescere, ma per i prossimi quattro anni l’obiettivo sarà l’economia reale, con attenzione alle piccole imprese e agli investitori di Main Street. Il secondo: allinearsi con la Cina sul commercio significherebbe danneggiarsi da soli, poiché Pechino continua a produrre in eccesso e a inondare i mercati globali con beni a basso costo. Un avvertimento agli alleati europei, che oggi hanno votato per adottare contromisure contro i dazi americani, e soprattutto alla Spagna, il cui premier Pedro Sánchez è diretto a Pechino per affrontare la crisi.
Franco Lodige, 10 aprile 2025
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