Reportage

Il reportage/3. L’Albania e il caos elezioni

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Pubblichiamo la terza puntata del reportage in Albania a cura di Francesco Giubilei. Nella prima puntata è stato raccontato il rischio di una massiccia emigrazione verso l’Italia da parte del popolo albanese, nella seconda è stato affrontato il tema della criminalità organizzata albanese legata alla politica.

Sebbene il rapporto tra la politica e il narcotraffico sia uno dei principali problemi dell’Albania contemporanea, lo stato delle Aquile sta vivendo un grave scontro istituzionale che ha portato il Presidente della Repubblica Ilir Meta a chiedere di rimandare le elezioni amministrative dello scorso giugno. Nonostante ciò, il Primo ministro Edi Rama ha deciso di svolgere le elezioni senza la partecipazione dell’opposizione. Il partito socialista del premier ha vinto in tutte e sessantuno le municipalità, eleggendo non solo la totalità dei sindaci ma anche dei consigli comunali e, non rispettando il decreto, ha contraddetto la costituzione.

Il Presidente Meta ci spiega ciò che sta avvenendo in Albania mentre trascorre qualche giorno in un resort di recente costruzione, simbolo dello sviluppo dell’Albania negli ultimi anni e delle nuove opportunità offerte dal turismo, a Gjiri i Lalzit, nota località balneare pochi chilometri a nord di Durazzo. Arriviamo al luogo dell’incontro percorrendo una strada di campagna che collega Gjiri i Lalzit a Tirana in compagnia del portavoce del Presidente Tedi Blushi e di Steven Delvina, giovane italo-albanese appartenente a una delle più rinomate famiglie albanesi: “Se non avessi emesso il decreto per rinviare le elezioni – ci dice il Presidente – sarebbe stato inevitabile uno scontro tra le due fazioni politiche. Mentre io ho agito secondo la Costituzione, la responsabilità del primo ministro è stata quella di non aver capito che le elezioni svolte con queste modalità erano un problema per i negoziati. Le elezioni di giugno non sono state né costituzionali, né legali, né legittime, solo la corte costituzionale può contestare il decreto del presidente, peccato che la sua attività sia sospesa per volontà di Rama”.

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