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Tundo: Il successo di San Benedetto (senza alcol e zuccheri)

Cuore veneziano ma ormai presente con i propri prodotti in negozi, bar e ristoranti di cento paesi nel mondo, il gruppo San Benedetto nasce nel 1956 a Scorzè. La famiglia Zoppas ne aquisisce la maggioranza tre anni dopo averla fondata con la famiglia Scattolin e lo sviluppa, anche per linee esterne, fino a renderlo un gruppo da 778 milioni di fatturato che dà lavoro a 2.115 dipendenti nel mondo grazie 4,6 miliardi di pezzi venduti tra acque minerali, thè, bibite gassate e integratori.

“A noi piace definirci una total beverage company, con una importante quota di riferimento in tutte le categorie di mercato. La nostra filosofia di prodotto, assolutamente no alcool, ha in  “cura” la parola chiave, intesa  come cura della persona e come cura dell’ambiente”, spiega il direttore marketing e trade marketing Italia del gruppo San Benedetto Vincenzo Tundo.

Quali strategie applica San Benedetto per tornare a crescere dopo la pandemia?

La nostra idea di business è quella di aggiungere una valenza funzionale alle bevande, quindi vitamine oppure collagene, zinco e acido ialuronico. Si tratta di prodotti pensati per soddisfare le esigenze dei consumatori con uno stile di vita attivo e impegnato ma che non rinunciano a prendersi cura di sé come accade con “Aquavitamin” e San Benedetto Skincare”. Nella cura della persona rientra poi la proposta di thè, bibite e succhi senza zuccheri aggiunti, quindi quasi senza calorie e per salubrità simili all’acqua. Abbiamo poi ripensato la stessa acqua per un utilizzo più leisure che aggiunga alle esigenze di idratazione, l’aspetto del gusto e quello funzionale.  Dal punto di vista commerciale stiamo quindi puntando verso categorie di consumo più ibride per soddisfare una clientela dai gusti e esigenze più complessi.

Parliamo della pandemia, come ha risposto il gruppo e la sua filiera all’impatto del lock down?

Abbiamo assistito a un blocco di tutte le attività, soprattutto quelle legate al comparto dei “consumi fuori casa”. Questo ha molto penalizzato le aziende del nostro settore, in queste ultime settimane stiamo assistendo a una leggera ripresa delle vendite sul fronte di bar e ristorazione, mentre proprio perché molti sono ancora in smart working, ancora non si vedono reali segnali nel comparto del business travel, penso in questo caso anche alle occasioni di acquisto legate al turismo e alla pausa pranzo. Questa situazione già oggettivamente difficile è stata ulteriormente complessa dal bombardamento mediatico che ha affossato il clima di fiducia. È chiaro che così i consumi non possono decollare.

Visto il semestre, quali sono le previsioni per fine anno?

Superato il lockdown, anche giugno ha avuto risultati inferiori del 40% rispetto allo storico sul fronte dei consumi fuori casa, complice il fattore atmosferico della forte piovosità che ha compromesso molte occasioni di ritrovo e viaggio. Per noi questi mesi estivi sono quindi cruciali, la nostra previsione più rosea è chiudere l’esercizio, contenendo la flessione al 10-15%. Aggiungo che già ora siamo consci che la fase di recupero non sarà possibile completarla in un anno.

San Benedetto ha chiesto la Cig nel pieno dell’emergenza?

Il gruppo, oltre ad aver attivato la cassa integrazione per cinque settimane, ha messo in campo altri istituti per garantire il salario ai suoi dipendenti: in particolare ha dato la possibilità di usufruire delle ferie non godute e dell’anticipo di quelle future. L’azienda ha inoltre integrato con 250 euro le buste paga e anticipato l’erogazione del premio previsto a fine anno. Il management ha infine deciso di decurtare volontariamente una parte dello stipendio. In definitiva solo un centinaio di persone è stata in cassa a zero.

E la filiera come ha risposto alle difficoltà?

Anche San Benedetto si interfaccia con realtà a conduzione familiare, per esempio alcuni grossisti, che durante il lock down hanno dovuto chiudere per mesi. Malgrado i nostri sforzi, si tratta di realtà alle prese con una marcata tensione di liquidità, che sovente viene resa ancora più forte dalle difficoltà di accesso al credito”.

Governo e Abi hanno però firmato specifici accordi per velocizzare i prestiti fino a 25mila euro alle pmi. Che cosa non ha funzionato?

Le misure in campo potrebbero risultare valide se viste in astratto, ma il problema è come sono state scritte e articolate. Il vero tema è che ci sono addetti che non hanno ancora ricevuto la Cig dall’Inps e pmi che non hanno facilità di accesso al credito.

Cosa dovrebbe fare l’esecutivo per rilanciare il Paese?

L’Italia deve fare sistema. Poi c’è da affrontare tutto il tema dei costi e della tassazione.

Nei propri 64 anni di storia di San Benedetto ha completato alcune acquisizioni e riassetti azionari, anche tra i componenti della famiglia Zoppas. C’è ancora spazio per crescere in Italia o bisogna guardare all’estero?

Siamo una realtà già leader sul territorio nazionale, ma se si presenteranno opportunità di crescita credo che l’azienda le valuterà correttamente. Siamo sempre stati molto prudenti nelle strategie di sviluppo e credo così sarà futuro”.

Sul fronte dell’attenzione all’ambiente, si assiste a una diffuso impegno, tra le società quotate e non, alla riduzione delle emissioni e a mostrarsi sempre più green. San Benedetto in cosa si distingue?

San Benedetto è da anni fortemente impegnata sul fronte della sostenibilità. Mi lasci dire che la nostra idea di rispetto dell’ambiente soddisfa un approccio più ampio rispetto a quello di alcuni concorrenti che si sono limitati all’utilizzo della plastica riciclata.  Per esempio il consumatore che vuole aiutare l’ambiente, può farlo tutti i giorni scegliendo l’acqua “San Benedetto Ecogreen”, un prodotto che neutralizza del tutto le emissioni. Anche la nostra campagna di Comunicazione, l’ultima debutterà il 12 luglio, riflette questi valori per promuovere l’idea di idratazione e bellezza, con Cindy Crawford, e di attenzione all’ambiente e alla salute tramite testimonial come Vittorio Brumotti.

I valori che ispirano San Benedetto sul fronte dell’ambiente e del sociale appaiono similari a quelli espressi dal movimento delle B-Corp. Il gruppo sta valutando di chiedere la certificazione come già hanno fatto alcuni gruppi del made in Italy?

“Siamo stati tra i primi del settore a ridurre l’uso della plastica e a delocalizzare le unità produttive per valorizzare le diverse fonti del territorio e ridurre le emissioni anche sul fronte dei trasporti su gomma; abbiamo inoltre sottoscritto ripetuti impegni con il ministero dell’Ambiente. Quanto al sociale San Benedetto ha realizzato interventi per comunità locali come piantare una foresta di 6mila piante o affiancare come partner il parco della Maiella in Abruzzo. Aggiungo che nei mesi scorsi, in piena emergenza Covid, la famiglia Zoppas ha donato un milione di euro alla Regione Veneto per approntare 15 unità di terapia intensiva. L’attenzione a persone e ambiente è una pietra miliare per San Benedetto; lascio valutare alla clientela e a tutti i nostri stakeholder il resto”.

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