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Inno a Roma, lode a Venezi che se ne frega dei censori di sinistra

Il direttore al Lucca Summer Festival per il centenario di Puccini esegue l’inno a Roma. Sindaci di sinistra e il presidente della Provincia disertano la serata

Beatrice Venezi

Dicono che la cancel culture si stia esprimendo in modo peggiore negli Usa, o comunque all’estero, più che in Italia. Non è detto sia esattamente così. Certo: Beatrice Venezi, direttore d’orchestra rinomata a livello internazionale, è finita nel mirino degli “antifascisti” di maniera a Nizza che hanno chiesto l’annullamento dell’invito a dirigere l’Orchestra filarmonica locale per il balletto di Natale e per il Concerto di Capodanno. Ma non è che nel Belpaese le cose vadano molto meglio. Anzi. Ieri, per esempio, sempre la Venezi era a Lucca per il Summer Festival locale dove era chiamata a dirigere il concerto per l’avvio delle celebrazioni di Giacomo Puccini a 100 anni dalla sua morte. Direte: embè? Il fatto è che alcuni sindaci locali nonostante l’importante appuntamento hanno accampato scuse e non si sono fatti vedere. Si tratta di Giorgio Del Ghingaro di Viareggio, quello di Pescaglia, Andrea Bonfanti, e il presidente della Provincia, Luca Menesini. Anche qui, solite polemiche. Non tanto per il fatto che il direttore d’orchestra sia anche consigliere per la musica del governo Meloni. Ma per il fatto che tra i brani eseguiti al concerto fosse stato scelto come fuoriprogramma anche l’Inno a Roma, capolavoro di Puccini che il regime fascista (a posteriori) fece proprio.

I tre esponenti politici, riporta La Nazione, in sede di Comitato per le celebrazioni pucciniane pare abbiano chiesto chiesto al presidente Alberto Veronesi di chiedere al direttore per eliminare l’esecuzione del brano. Giustamente Venezi se ne è altamente fregata. “Non posso accettare censure e credo che neanche Puccini le avrebbe accettate”. E ha fatto bene. “L’ho sempre eseguito e continuerò a farlo – dice oggi in una intervista al Quotidiano Nazionale – Stiamo facendo una guerra all’intenzione di Puccini. Allora i tedeschi cosa dovrebbero fare con la musica di Wagner? Mi sembra che loro abbiano fatto pace con la loro memoria storica. Continuare a vedere queste cose come un mero esercizio ideologico lo trovo vetusto”. Venezi è sconcertata che a sollevare la questione siano state due persone che fanno parte del Centro Studi Piccini. È ovviamente sorpresa delle polemiche che da Lucca a Nizza continuano ad investirla. Ma non sembra interessarsene più di tanto. “Ho mai fatto dichiarazioni neofasciste? E partiamo dal presupposto che vorrei capire che cosa significa essere neofascista. Questo governo è neofascista? Ma di cosa stiamo parlando, questa è una follia. Chi è di destra deve essere fascista in automatico? Il fascismo è morto e sepolto. Il fatto si commenta da solo. Tante persone si sono già espresse ed è sufficiente”.

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