Politica

Investimenti, non carità: cosa serve all’Africa per fermare i migranti

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Dalla conferenza dell’altro ieri a Roma su “Sviluppo e Migrazioni” è scaturita l’idea di creare un fondo di sviluppo e se questo andrà nella direzione di cambiare modello rispetto agli strumenti di strozzinaggio in cui si sono trasformati Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, è una buona notizia. Positivo anche l’intento di discutere di migrazioni con i Paesi interessati in un’ottica di responsabilizzazione allargata perché il solo approccio bilaterale (tamponare i migranti in Tunisia o in Libia) è insufficiente, visto che se non partono da una parte partiranno da qualche altra parte.

Ieri a Roma presso la FAO è iniziata anche una tre giorni sui sistemi alimentari perché più di 750 milioni di persone soffrono la fame nel mondo. Spero che oltre di “aiutare i poveri” nella solita ottica terzomondista, si parli soprattutto di come regolamentare la speculazione dei fondi d’investimento sulle materie prime alimentari che in questi ultimi due anni di crisi hanno scatenato un’ulteriore impennata dei prezzi a danno delle popolazioni più povere. Altro che crisi del grano bloccato nei porti ucraini (https://valori.it/speculazione-cibo-crisi/).

Non solo, l’Africa ha il 24% della superficie agricola mondiale ma solo il 6% del valore. Sarà il caso di iniziare a investire in infrastrutture? Ammesso che lo sviluppo dell’Africa interessi veramente. Detto questo, sarà da vedere come il governo Meloni, solidamente atlantista, riuscirà a portare avanti le dichiarate buone intenzioni visto che i principali responsabili del mancato sviluppo africano sono i paladini del vecchio modello “rules based order” e risiedono a Washington.

Francesca Ronchin, 25 luglio 2023
Autrice del libro IpocriSea, le verità nascoste dietro i luoghi comuni su immigrazione e Ong


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