Cultura, tv e spettacoli

Ipocrisia Amadeus, altro che politica fuori da Sanremo

Lo storico conduttore dell’Ariston interviene sull’appuntamento più atteso dagli italiani

Sanremo Amadeus © soupstock tramite Canva.com

Quando uno è diventato o si crede onnipotente, dice che lui non fa politica. Per dire che il suo potere ne prescinde, è oltre, è onnipotente. Amedeo Sebastiani da Ravenna in arte Amadeus, ma per far prima Ama, fino a qualche anno fa insospettabile travet della televisione nazionalpopolare, è diventato o si ritiene onnipotente e dice: io non faccio politica. Per essere più precisi, dice: a Sanremo non si fa politica, ma è come parlasse di sé, considerando Sanremo una sua appendice o viceversa.

L’ultrapotente oltre il potere ha in genere un vezzo vagamente totalitario, quello di dire qualcosa di palesemente falso con l’aria di farne l’unica verità: le cose stanno come dico io e nessuno si permetta di dissentire. Che è quanto abbiamo sentito, subito, si direbbe ex cathedra, ma una cathedra traballante nei fondamenti, per i vaccini e i cambiamenti climatici, che ci sono non perché lo dice la scienza ma perché lo dice l’ultrapotere. Anche Sanremo è faccenda che si articola ex cathedra, è la liturgia laica, ma bigotta, comunque politica nel senso del panem et circenses, dell’Italia popolare e il suo sommo sacerdote dice il falso sapendo di mentire.

A Sanremo non si fa politica? Ma se non si fa altro. Allora come si spiegano, di anno in anno, i sermoni alla moda, i braccialetti arcobaleno, una volta pro gender, un’altra contro i femminicidi, un’altra ancora sul riscaldamento globale? Politica pop, politica antipolitica, facile, di largo consumo finché si vuole, ma che altro se non politica da agenda progressista, europeista? Sanremo non è politica? Ma se è, ab urbe condita, l’emissione regina del regime: come tale, non esiste suo aspetto che non venga regolato, monopolizzato dalla politica di regime, dal parterre dei canterini a quello degli ospiti; altra bugia non innocente del Potere: io Ama scelgo le canzoni in scienza e coscienza, nessun condizionamento se non quello di moglie e figlio.

Non c’è politica? Amadeus detto Ama vuol farci credere che lui galleggia le cinque, le sei volte, all’Ariston senza i lasciapassare della politica? Ma se ce l’ha appena rivelato, in una intervista a Repubblica che, tramite agenzie, è subito rimbalzata per tutte le testate del regno, in una di quelle operazioni di pubblicità che solo la Rai governativa a prescindere può permettersi: l’ad del servizio pubblico, Roberto Sergio, e il responsabile della prima serata, Marcello Ciannamea, gli hanno lasciato “totale carta bianca. La politica però deve restarne fuori”. Tutto un programma: e questi due chi li ha nominati, se non la politica?

Amadeus prende amabilmente per il naso la platea di assuefatti, che poi sono gli stessi capaci di starsene al freddo e al gelo per una settimana davanti all’Ariston, gente con un’autonomia anche di 22 ore, che strepitano e chiedono il selfie a tutto ciò che si muove sulla passerella rossa, fosse un cantante regolarmente scambiato per un altro, uno che è lì a far le pulizie, un gatto di passaggio. In realtà i mammasantissima della Rai gli hanno detto: fa’ quello che devi fare, ma non metterti contro il governo; più come preghiera che come minaccia, perché il governo Meloni in Rai resta debolissimo e Ama può fare e disfare a piacimento e lo sa: sa anche come fare per i prossimi cinque o dieci Festival, essere trasversale e sempre più onnipotente come uno che la politica non la fa perché l’ha fagocitata, tutta.

Dice che la politica deve starne fuori per dire che sa benissimo che la chiave del successo è che le cose vanno tenute morbide, a prato basso, fruibili dalla platea di bocca buona, dei boccaloni che votano Ferragni. Sulla quale, ecco, Ama spende ovvie parole di miele: gli dispiace per lo scivolone (e chiamalo scivolone), ma quando si sta “a un certo livello”, bisogna fare attenzione, insomma farsi furbi, come fa lui. A un certo livello di soldi, di fama, di potere. Poi cita Trapattoni, che non sarà un faro della cultura occidentale ma per la platea sanremese fa molto più breccia.

“Chiara è una professionista dedita al lavoro, è successo un corto circuito che non conosco”. Risposta da politico o da prete, che è lo stesso: Ama, l’onnipotente, non sa? O vuol far dimenticare gli imbarazzi di un anno fa, quando questa spacciatrice di miraggi, forse non tanto innocenti, finì incredibilmente al suo fianco, facendo subito uno sfracello di violazioni e di conseguenti megamulte pagate dalla Rai, pagate dagli utenti, perché tutto quello che fanno questi influencer è al limite del consentito? E ci andava con l’ombrello del Pd, lì lì per lanciarla in politica, già soggetto-oggetto di selfie con la bionda “dedita al lavoro” (quale?), e a sua volta protagonista di una operazione squisitamente politica, quel manifestarsi al Festival canzonettaro, per dire che dopo due anni di regime concentrazionario la Costituzione veniva tolta dall’armadio, tornava in vigore, annuncio affidato a Benigni.

Davvero Sanremo deve stare alla larga dalla politica? Ma la politica non sta alla larga da Sanremo e lo vedremo presto, una volta di più. Anzi, lo stiamo già vedendo.

Max Del Papa, 7 gennaio 2023

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