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“Escludete l’Iran dai mondiali”. L’Italia può essere ripescata?

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Non sembrano placarsi le tensioni in Iran, dove, nel corso delle incessanti proteste, un giovane è stato crivellato con 24 colpi di pistola dalle forze dell’ordine del regime e una ragazza minorenne è stata freddata, mentre riprendeva con un video le violenze nei confronti dei manifestanti. A discutere è stato anche il caso dell’atleta, Elnaz Rekabi, prima arrestata, incolpata di non aver indossato il velo, e poi rilasciata, dopo essersi scusata pubblicamente per il fatto.

In ordine alla cronaca delle ultime ore, alcuni attivisti iraniani hanno inviato anche una lettera alla Fifa per chiedere l’esclusione della propria Nazionale dai prossimi mondiali di calcio, che si terranno tra poco meno di due mesi in Qatar. L’ipotesi deve riguardare da vicino anche la nostra Nazionale, la quale sarebbe al primo posto in ottica di possibili ripescaggi.

Il motivo della richiesta è il mancato rispetto dei diritti umani, soprattutto delle donne, all’interno del Paese. Pochi mesi fa, ci fu un caso simile, che portò a considerare ancora una volta il ripescaggio italiano, proprio perché le cittadine iraniane erano e rimangono impossibilitate dall’assistere ad una partita di calcio allo stadio.

Di seguito, ecco la lettera degli attivisti:

La brutalità e la belligeranza dell’Iran nei confronti del proprio popolo hanno raggiunto un punto critico, necessitano una dissociazione inequivocabile e ferma dal mondo del calcio e dello sport. L‘astinenza storica della Fifa dai gineprai politici è stata spesso tollerata solo quando quelle situazioni non si sono trasformate in metastasi nella sfera calcistica. La situazione delle donne in Iran è profondamente sgradevole nel più ampio quadro politico e socioeconomico. Tragicamente, gli stessi mali e torti si perpetuano all’interno della sfera del calcio, il che significa effettivamente che il calcio, che dovrebbe essere un luogo sicuro per tutti, non è uno spazio sicuro per le donne e nemmeno per gli uomini. Alle donne è stato costantemente negato l’accesso agli stadi in tutto il paese e sistematicamente escluse dall’ecosistema del calcio in Iran, il che è in netto contrasto con i valori e gli statuti della Fifa.

Se le donne non sono ammesse negli stadi in tutto il paese, e la Federcalcio iraniana sta semplicemente seguendo e applicando le linee guida del governo; non possono essere visti come un’organizzazione indipendente e libera da qualsiasi forma o tipo di influenza. Si tratta di una violazione (articolo 19) degli statuti della Fifa. Questa disposizione è stata in passato la premessa per la sospensione di associazioni calcistiche come la Kuwait Fa, la Fa indiana e persino la Federazione iraniana in passato. La situazione in Iran non è diversa dal governo di un Paese che richiede alla Federcalcio di imporre il divieto allo stadio di persone di una certa razza o etnia. Non è diverso da un governo che richiede che un’associazione membro modifichi la regola del fuorigioco in tutti i campionati del paese. In questi altri casi, è probabile che la Fifa si muoverebbe rapidamente per sospendere tali associazioni affiliate, soprattutto nella seconda ipotetica situazione riguardante le “Regole del gioco”. La Federcalcio iraniana non ha chiaramente l’autonomia per applicare gli Statuti Fifa per lettera, i suoi regolamenti e, soprattutto, i suoi valori cari.

Se, tuttavia, la Fifa ritiene che la Federcalcio iraniana non sia sotto l’influenza del suo governo e agisca esclusivamente come un’organizzazione indipendente, vietare a tutte le donne di entrare negli stadi e partecipare ai Mondiali viola gli articoli 3 e 4 dello Statuto Fifa (La Fifa rispetterà e proteggerà i diritti umani riconosciuti a livello internazionale).Con l’articolo 16 degli stessi statuti, il Consiglio è legalmente autorizzato a prendere drastiche misure immediate contro di loro. Il Consiglio Fifa può e deve sospendere immediatamente l’Iran. La Fifa deve scegliere da che parte stare. La neutralità non è un’opzione, dato che la Fa iraniana non è stata neutrale ma è stata mobilitata per radicare l’oppressione e l’esclusione sistematica delle donne nell’ecosistema sportivo. Oltre alle donne, il governo iraniano ha anche soffocato le voci di diversi atleti nel Paese e impedito ai loro diritti di parlare di fronte al male in mostra. Giocatori della nazionale come Hossein Mahini, Aref Gholami e gli ex giocatori di spicco come Ali Karimi e Ali Daei, sono stati oggetto di prigionia, molestie o minacce da parte del governo. È tempo che la Fifa agisca. Quando è troppo è troppo.

 

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