Esteri

“Italia garante per l’Ucraina”. Il (preoccupante) mistero del tweet di Zelensky - Seconda parte

Il premier ucraino chiede a Roma di far parte del “sistema di garanzia” su Kiev. Ma cosa rischiamo?

Siamo sicuri che non ci stiamo posizionando su una china molto scivolosa? Forse, ha ragione Toni Capuozzo: piuttosto che disegnare complesse geometrie militari e securitarie, noi italiani avremmo dovuto fare quello che sappiamo fare meglio: accogliere i profughi e mediare. Con gli insulti di Luigi Di Maio e Draghi a Vladimir Putin e con l’invio di armi a Kiev, ci siamo sicuramente giocati questa possibilità. Il testimone della diplomazia, infatti, è passato in mano ad altri, a cominciare dalla Turchia, o, per restare in Europa, Francia e Germania. Ma con un impegno ancora più diretto sul terreno in Ucraina, rischieremmo davvero di impantanarci in un pericolosissimo Vietnam europeo, mettendoci letteralmente sul vivo di volata dei fucili russi. E in cambio di cosa rischieremmo di entrare in guerra aperta con Mosca? Del grano ucraino? Di una stella al merito? Dell’onore?

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