Politica

La bugia di Elly Schlein su governo e famiglie arcobaleno

Nel weekend a Milano hanno sfilato i paladini dei diritti degli omosessuali, capeggiati dal sindaco e dalla segretaria del Pd, che però si sono dimenticati di leggere le sentenze.

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Lo scorso sabato 18 marzo a Milano, come riportato da tutti gli organi di informazione, si è svolta una manifestazione organizzata da I Sentinelli, Arcigay Milano e Famiglie arcobaleno che ha preso il nome di “Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie” la quale ha visto anche la partecipazione di Elly Schlein, neoeletta segretaria del Pd e del Primo Cittadino Beppe Sala. L’iniziativa si è svolta in risposta alla circolare emessa il 13 marzo dal prefetto Renato Saccone, la quale seguiva quella del Ministero degli Interni che richiedeva al sindaco di interrompere la registrazione dei genitori non biologici nei certificati di nascita di bambini con due padri o con due madri (in questo secondo caso solo se nati in Italia).

Perché questa circolare? Perché Sala, sindaco della nuova Milano arcobaleno e green, sempre molto attento ai diritti civili (forse ai milanesi farebbe piacere che iniziasse a interessarsi anche ad altri diritti, come quello di non rischiare di essere accoltellati quando si prende un treno in Stazione Centrale), aveva dichiarato di voler procedere con il riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali. Il sindaco esternò la propria volontà durante il Gay Pride del 2022, la manifestazione in favore dei diritti degli omosessuali che si svolge annualmente nelle grandi città italiane (memorabile quella di Roma del 2019, nel quale l’allora senatrice dem Monica Cirinnà sfilò con il celeberrimo cartello “Dio, patria e famiglia, che vita di m…”). Come abbiamo visto, per mezzo della circolare ministeriale, ha dovuto fare marcia indietro.

Per approfondire

Non solo: i paladini dei diritti arcobaleno si sono ritrovati anche per protestare contro un’altra, a loro dire, tremenda ingiustizia: a dicembre 2022 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per armonizzare in tutta l’Unione le norme del diritto internazionale relative ai figli. Uno degli aspetti chiave della proposta è che la filiazione accertata in uno Stato membro dell’Ue dovrebbe essere riconosciuta in tutti gli altri Stati membri, senza nessuna procedura specifica, attraverso l’ideazione di un certificato europeo di filiazione. Il 14 marzo, di risposta, la Commissione Politiche dell’Ue al Senato ha approvato una risoluzione di maggioranza, a firma Fratelli d’Italia, nella quale ha bocciato la proposta europea, per violazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, con 11 voti a favore e 7 contro. Il rischio è infatti quello di introdurre in Italia una deroga a pratiche vietate dalla legge, come la maternità surrogata, che però in altri paesi all’estero è consentita. Del resto, la materia è già regolata da una norma nazionale, ossia la legge 40 del 2004, che prevede che alle tecniche di procreazione medicalmente assistita possano ricorrervi esclusivamente coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile. Se non bastasse, il divieto di accesso alla procreazione medicalmente assistita è stata ribadita nel 2019 da una sentenza della Corte Costituzionale, la quale l’ha ritenuto legittimo.

Per approfondire

Risulta difficile comprendere, alla luce di questi fatti, quanto detto da Elly Schlein a margine della manifestazione: “La società si rende conto che contro questi bambini e bambine crudelmente si sono scagliati coloro che oggi governano il paese, ma sono bimbi come tutti e vanno già nelle nostre scuole, stanno crescendo nelle nostre comunità”. Eppure la circolare del ministero dell’Interno cita una sentenza della Cassazione la quale, forse giova ricordarlo, non ha nulla a che fare con il governo ma è il giudice di legittimità di ultima istanza delle sentenze emesse dalla magistratura ordinaria. Inoltre, la bocciatura della proposta di regolamento presentata dalla Commissione europea, come scritto sopra, presenta tra le cause del mancato accoglimento una sentenza della Consulta, altro organo terzo e imparziale che con il governo non ha niente in comune. “Piove, governo ladro!”, si diceva nell’Italia risorgimentale durante l’occupazione austriaca nel Regno Lombardo-Veneto. Rapportata ai giorni nostri, questa simpatica parodia sembra tornare attualissima.

LC, 23 marzo 2023

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