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La fatina dei Boschi (alla faccia del popolo)

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Questa di Maria Elena è storia vera di una che svacanzò da mane a sera. Ma quella foto parve sì arrogante ch’ella la eliminò seduta stante. Da cui un curioso sbalzo prospettico: la sinistra trista e bacchettona la ripudia, “non è una di noi”, la destra godereccia e libertina la adotta: sì, Maria Elena è proprio una di noi, una della riccanza. Con argomenti inconsistenti, in ambo i sensi di marcia, perché si dà il caso che Maria Elena Boschi faccia parte della compagine di governo – e segnatamente della sinistra moralista – che da quattro mesi abbondanti impone al popolino un paranoico terrore per mezzo di virologi a mano armata: guai a voi, sciagurati, farabutti, sovranisti, trumpiani, bolsonari, dove sta la mascherina, adesso richiudiamo tutto così imparate. E allora che senso ha effigiarsi liberi e belli in gruppo di potere senza l’ombra di pezza al volto, di distanziamento sociale, di buon esempio da dare agli inferiori, come diceva il marchese conte Barambani a Fantozzi e Filini in barca, “perché io amo molto i pezzenti”?

Il messaggio è chiaro, inequivocabile: noi possiamo (e voi non siete un eccetera, eccetera). Noi, sinistra che ben pensa, ci curiamo di voi straccioni e avremo pure il diritto, ogni tanto, di ristorarci a bordo di un motoscafo, le chiome al vento e i sorrisi abbaglianti? A rimorchio di Maria Elena la solita compagnia di giro di presenzialisti e trasformisti da stato sociale ma, soprattutto, da una vita in vacanza; non manca quel pacioccone di Gennaro Migliore, uno che faceva il mozzo di Carola Rackete e adesso ha fatto il salto di specie, dai centri sociali allo yacht, che poi è il sogno recondito di tutti gli antagonisti incazzati (perché sognano la giustizia proletaria pro domo, la classe operaia va in motoscafo): ricordate la modella Bianca Balti, una che faceva la squatter e poi la lanciarono in passerella e allora si fece due conti e si assolse: “Ho scoperto che mi piace il lusso”?

La questione peraltro non si ferma alla dimensione “massa e potere”, i primi avvolti dai decreti punitivi, quegli altri all’arrembaggio del sollazzo; o, come mirabilmente sintetizzava Mick Jagger in Luxury (1974): “E chiamami lazzarone/mi sbatto 7 giorni alla settimana/rende un milione ai texani, 20 dollari a me; mi faccio il culo per la compagnia/mi rompo il culo per mantenerti nel lusso”. Sostituite texani con renziani e tutto torna. Che uno possa, debba fare quello “che la sua condizione gli dà”, come cantava Enrico Ruggeri, non è rilevante e non è in discussione se non per la sinistra statalista e antiliberale; sta di fatto che la libertà dei comportamenti non può chiudere il discorso, non può essere un punto d’arrivo e neanche di partenza. Il punto vero essendo che Maria Elena non è una qualunque, non una semplice cittadina ma una politica di professione e un politico, anche se oggi dirlo fa tanto Libro Cuore, dovrebbe mantenere un dignitoso livello di coerenza e di decenza.

Ora, abbiamo riassunto millanta volte i lineamenti di una crisi endemica, che il lockdown, giusto o esagerato che fosse (la seconda che ho detto), ha reso epocale: là fuori è un deserto di menzogne e di cadaveri, negozi e aziende per il momento, ma arriveranno presto gli umani: in tanti non ce la faremo, e si rischia di vedere quegli “strani frutti” di cui cantava Billie Holiday: a penzolare dai rami degli alberi non saranno più solo i neri vittime del razzismo, ma i tutti vittime della miseria più infame: aspetta il Recovery fund, Bandini, che intanto si crepa. Sono i dati, i numeri, sono le stime a parlare; il qualunquismo catastrofico, se mai, è quello tipico del populismo di sinistra, che non perde occasione per strepitare alle ingiustizie sociali, alle sperequazioni, ai ricchi troppo ricchi e ai poveri troppo poveri, ai dimenticati del mondo per colpa del capitalismo globalizzato. Dopodiché Maria Elena Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare che ti fa?

La foto di rara arroganza a bordo del motoscafo, una roba che ha l’effetto di un calcio nelle palle di chi la vota o altrimenti la subisce. Brava Maria Elena, più Italia Viva di così… Ma così non funziona. Non può funzionare: qualunquisti, leoni da tastiera, rosiconi, mettetela come volete, ma i povericristi che fan tanto d’occhi e quasi non ci credono, avranno o no il diritto di arruffare il pelo? O li mettiamo tutti sulla croce del classismo subalterno (e quindi meschino) come lo chiama il compagno Lerner, un altro che al panfilo non rinuncia?

Galeotto fu lo scatto: sarà che Maria Elena da quando non ha più incarichi ha sviluppato la mutazione da responsabilità di governo a responsabilità di influencer: amorazzi, con dovizia di informazioni, gite in moto o in fuoribordo, Capri, Ischia, Capalbio, sempre con gli occhioni blu da fatina costernata per la cattiveria del mondo: una manfrina, a dirla tutta, piuttosto insopportabile. Ora non vogliamo dire che i politici, o succedanei dei politici del 2020 debbano presentarsi in spiaggia in doppiopetto come il povero Aldo Moro nel 1960: i tempi sono cambiati, i social chiedono il loro pedaggio, la politica è diventata una faccenda tutta apparenza e niente sostanza. Va bene tutto, resta però una questione di buon senso, di rispetto, di stile. Di educazione, ecco: che parola patetica, desueta. Ma resta. Solo che l’educazione, se uno non ce l’ha, non se la può dare. Amen, ma almeno risparmiateci la troppo facile morale sulla libertà di essere “normali”, contro il bacchettonismo, contro il sessismo che c’entrano come i cavoli a merenda.

Se sei un politico non sei come tutti gli altri, hai infiniti privilegi e qualche lieve obbligo in più da osservare. Oppure fa’ un po’ come ti pare, ma allora aspettati le reazioni del popolo sudato, lo stesso che usualmente blandisci, lo stesso cui prometti un mondo piatto, senza privilegiati e senza dannati della terra. Senza motoscafi e senza pedalò. La melassa Pd – Italia Viva, poco o per niente distinguibile, è sempre la solita faccenda del vecchio Pci ma nella degenerazione modernista. Perché il Pci berlingueriano aveva un suo rigorismo sovietico, un po’ delirante, che però vincolava a una sorta di ritegno, anche ipocrita, sia il politburo che i quadri che i militanti. Questi invece sono sbracati nella fiesta jovanottesca, non hanno più controllo, tempo fa me ne trovai uno a fianco, uno della dirigenza, al tavolino di un bar romano e non potevo credere a come trattava i camerieri.

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