Come mi permetto di sostenere da tempo, negli attuali assetti interni della Lega, Matteo Salvini non può assolutamente permettersi il lusso di trovarsi a competere con un Luca Zaia trasformato in una sorta di mina vagante. Ciò, ovviamente, nel caso dovesse passare la linea intransigente di Fratelli d’Italia sul blocco dei cosiddetti tre mandati, mettendo di conseguenza sul mercato delle nomine l’attuale governatore del Veneto.
In tal senso ci ha pensato il consiglio federale del Carroccio, riunitosi il 16 gennaio nella sala Salvadori di Montecitorio, a sostenere con forza la ricandidatura di Zaia. All’incontro – durato circa due ore – erano presenti, tra gli altri, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, i vicesegretari Andrea Crippa, Alberto Stefani e Claudio Durigon. Oltre, ovviamente, al vicepremier Matteo Salvini.
In favore del terzo mandato e la conseguente ricandidatura di Zaia, come era scontato che accadesse, i vertici della Lega hanno espresso una chiara e ferma indicazione. In tal senso, è stato ribadito in una nota che “il Veneto è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale”. Inoltre si è sottolineata la “totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra Matteo Salvini, Luca Zaia e l’intero consiglio”. Assolutamente esplicito Massimiliano Romeo il quale, senza mezzi termini, ha dichiarato che “è interesse della Meloni trovare una soluzione soddisfacente che faccia sì che gli alleati leali e collaborativi siano soddisfatti”.
D’altro canto, oltre alla questione interna che si potrebbe creare tra Salvini e Zaia, l’abbandono del Veneto a vantaggio di un candidato espresso dal partito della premier determinerebbe un ulteriore sbilanciamento nella coalizione, facendo assumere a Fratelli d’Italia il ruolo di asso piglia tutto della coalizione. Uno scenario che la stessa Lega, a prescindere dagli interessi personali del suo attuale segretario, sembra evidentemente disposta a scongiurare con ogni mezzo, mettendo anche a repentaglio la solida stabilità del governo.
Stabilità che, come testimonia la discesa dello spread, malgrado l’andamento abbastanza preoccupante del debito pubblico, in questo momento rappresenta la principale garanzia per chi ci presta i quattrini. Ed è per questo che la premier, finora piuttosto attenta a gestire i sempre complessi rapporti con gli alleati, è chiamata in prima persona a raffreddare rapidamente la patata bollente del terzo mandato, evitando di farla letteralmente carbonizzare.
Claudio Romiti, 16 gennaio 2025
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